27/03/2018 di Redazione

Produttori Android impegnati a copiare il Face ID, ma nel 2019

Per l'analista Ming-Chi Kuo si dovrà attendere ancora fino all'anno prossimo prima di vedere uno smartphone Android equipaggiato con tecnologie di risconocimento facciale evolute, paragonabili a quella dell'iPhone X di Apple.

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Per una tecnologia di riconoscimento facciale sofisticata e simile al Face ID realizzato da Apple per l'Phone X, gli smartphone Android potrebbero dover aspettare fino all'anno prossimo. È l'ennesima delle previsioni di Ming-Chi Kuo, analista di Kgi Securities, anche se più che di previsioni frutto di esperienza e capacità di compresione del mercato si tratta spesso di soffiate vere e proprie. Quasi sempre azzeccate. Si parte da una sostanziale certezza: ai produttori di telefoni funzionanti su sistema operativo di Google la biometria interessa, perché su questa tecnologia si gioca parte dell'evoluzione del mercato e della competizione fra marchi, almeno su modelli di fascia alta.

Il riconoscimento facciale non è però solo un sfizio, bensì un metodo utile per accertare l'identità dell'utente, per sbloccare dispositivi e abilitare alcune azioni, come per esempio i pagamenti digitali. L'identificazione basata sui parametri del volto nasce come alternativa più sicura rispetto alla lettura dell'impronta digitale, anche se si è già scoperto il modo di ingannare questo sistema biometrico: ricercatori dell'università cinese di Fudan e statunitensi della Indiana University hanno dimostrato come sia possibile usare dei proiettori di luce laser nascosti in un cappellino da baseball (modificato ad hoc, s'intende) per alterare la percezione di un volto all'occhio della videocamera e del software di riconoscimento facciale. In sostanza, viene ricalibrata la distanza tra i punti rilevati dalla videocamera ai fini dell'accertamento dell'identità. Nell'esperimento si mostra, per esempio, il volto di una persona modificato affinché possa spacciarsi per persone di etnia diversa, una delle quali è il cantante Moby.

Posto che qualsiasi metodo è perfettibile, il riconoscimento facciale sicuramente interessa ai vendor e le sue attuali forme non sono soddisfacenti. Espressioni di questa tecnologia sono già presenti su alcuni smartphone Android, fra cui il Galaxy S9 di Samsung (che la combina alla lettura dell'iride) ma a differenza del Face ID dell'iPhone consentono soltanto di sbloccare il telefono e non di autenticarsi per abilitare pagamenti digitali.

Per raggiungere Apple, ai produttori di dispositivi basati su Android serviranno sensori ToF, ovvero “time-of-fligh”, in grado di misurare le distanze fra punti un po' come fa la fotocamera frontale TrueDepth dell'iPhone X. I sensori 3D usati sul melafonino di fascia altissima sono un elemento esoso, che impatta per circa 60 dollari sui costi di produzione e, a ruota, sul prezzo al consumatore finale. I sensori ToF, secondo gli analisti, avranno un impatto più contenuto.

 

Il Face ID di Apple

 

Nel mondo Android la prima fotocamera simili alla TrueDepth, capace di realizzare risconoscimenti facciali “evoluti” (utilizzabili quindi per diverse procedure e non solo per sbloccare i dispositivi), potrebbe portare la firma di Huawei. A detta di Ming-Chi Kuo, il produttore cinese è ben posizionato per realizzare un sistema paragonabile al Face ID in anticipo sulla concorrenza, impiegando tuttavia una tecnologia diversa da quella sviluppata da Apple. Il Pixel 3, cioè lo smartphone di Google il cui debutto è atteso per l'autunno, probabilmente non conterrà ancora tale innovazione.

 

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