20/07/2016 di Redazione

Terzo “stop and go” per Whatsapp in Brasile

L’accesso all’applicazione è stato ancora bloccato da un giudice del Paese sudamericano, ma la Corte suprema ha decretato la ripresa dei servizi a distanza di poche ore, definendo “sproporzionata” l’interruzione. L’azienda non ha fornito agli inquirenti l

immagine.jpg

Non c’è due senza tre. In seguito al terzo blocco di Whatsapp in Brasile in sette mesi deciso dai tribunali, la Corte suprema del Paese sudamericana è intervenuta per annullare la sentenza dei giudici di grado inferiore ripristinando il servizio di messaggistica istantanea. Come nei casi precedenti, anche questa volta l’obbligo per le compagnie telefoniche di bloccare l’accesso alla piattaforma di proprietà di Facebook era scattato perché Whatsapp si era rifiutata di fornire agli inquirenti le comunicazioni tra persone indagate per alcuni reati. Ma il presidente della Corte suprema del Brasile, Rircardo Lewandowski, ha decretato dopo poche ore di interruzione l’immediata ripresa dei servizi, definendo “sproporzionato” il blocco imposto da Daniela Barbosa, giudice del tribunale di Rio de Janeiro.

Barbosa aveva inoltre deciso di sanzionare con una multa giornaliera di 50mila reais, circa 13mila euro, le compagnie telefoniche che non avessero eventualmente rispettato l’obbligo. E non è finita: la giudice ha comunque annunciato che incriminerà il responsabile legale di Facebook in Brasile per intralcio alla giustizia. A marzo il vicepresidente verdeoro del social network, Diego Dzodan, era stato condotto in carcere perché, ancora una volta, l’azienda si era rifiutata di fornire alle autorità i dettagli delle comunicazioni intercorse su Whatsapp.

Dzodan era stato poi scarcerato il giorno dopo. Come negli altri due episodi analoghi, la società si è difesa sostenendo che i messaggi che passano sulla piattaforma non sono archiviati sui server e non possono quindi proprio essere forniti agli inquirenti. Inoltre, di recente l’applicazione è stata dotata di crittografia end-to-end, che ha innalzato ulteriormente il livello di protezione delle comunicazioni.

Non si è fatta attendere la voce di Jan Koum, uno dei fondatori di Whatsapp, che in un post su Facebook ha scritto: “È scioccante che dopo nemmeno due mesi da quando il popolo brasiliano e il legislatore hanno bocciato il blocco di servizi come Whatsapp, la storia si ripeta. Come già successo, milioni di persone sono state allontanate da amici, cari, clienti e colleghi, semplicemente perché ci è stato richiesto di fornire informazioni che non possediamo”.

 

ARTICOLI CORRELATI