19/09/2011 di Redazione

Tracollo dell'ICT, i manager italiani parlano cinese

L'ultima classifica stilata dall'ITU, l'agenzia dell’ONU per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, boccia l'Italia: il Belpaese perde due posizioni scalando al 28esimo posto, mentre Moody's si appresta a emettere il verdetto sull'abbassam

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Gianfranco Lanci, uno dei manager italiani più quotati, va a lavorare per Lenovo, intanto l'ultima classifica dell’ONU sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione vede l'Italia al ventottesimo posto, indietro di due posizioni rispetto allo scorso anno, e Moody's si prepara ad abbassare il rating italiano.

La fotografia che esce dalle tre più importanti notizie del fine settimana non è certo lusinghiera per il nostro Paese: secondo l'ultimo rapporto stilato dall'ITU (International Telecommunications Union), intitolato "Measuring the Information Society 2011", l'Italia rischia di diventare il fanalino di coda dell'Unione Europea. L'Italia è stata classificata alla 28ma posizione, dietro a Portogallo, Spagna, Malta, Grecia e Croazia. Non solo: rispetto allo scorso anno il Belpaese perde due posizioni, a dispetto di molti altri Paesi del mondo, in cui l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione continua a crescere.

L'ultimo rapporto dell'ITU boccia lo sviluppo dell'Italia nel campo delle tecnologie ICT

La classifica: l'Italia è in 28ma posizione

Due sono i principali problemi che ci affliggono: la scarsa disponibilità della connessione a Internet a banda larga, che era già stato ampiamente sottolineato dal report Connectivity Scorecard di Nokia Siemens Networks (L'Italia affonda lentamente, manca la banda larga), unita a un mercato stagnante nonostante il costante calo del prezzo dei servizi telefonici, che invece sta spingendo il settore ICT negli altri Paesi. Per la cronaca, davanti a noi ci sono, oltre alla Corea che è prima classificata, Svezia, Islanda, Danimarca e Finlandia, Lussemburgo, Svizzera, Olanda e Regno Unito.

La spinta per l'economia dovrebbe arrivare in primis dalle aziende, ma a quanto pare riusciamo puntualmente a lasciar migrare all'estero le menti nostrane più brillanti. Una di queste è senza dubbio l'ex numero uno di Acer, Gianfranco Lanci, che ha lasciato l'azienda a fine marzo (Acer è senza il numero uno: si è dimesso Lanci) e da allora ha passato sicuramente al vaglio una serie di opportunità interessanti.

Alla fine ha annunciato la sua collaborazione con la cinese Lenovo, che lo ha arruolato in veste di consulente d'alto rango (il contratto di non concorrenza che ha sottoscritto con Acer non gli permette di essere assunto presso aziende rivali per un anno) "per aiutare lo sviluppo e la crescita del business in tutto il mondo consumer di Lenovo", come si legge nel comunicato ufficiale dell'azienda. 

Lanci curerà l'integrazione in Lenovo di Medion, l'azienda tedesca leader della tecnologia acquisita nel mese di luglio dal colosso cinese, e la sfrutterà per migliorare la propria presenza nel settore consumer e nei canali di vendita dell'Europa occidentale. Insomma, evidentemente nessuna realtà italiana ha saputo interessare abbastanza il genio di Lanci da decidere di restare in casa sua e di portare qualche azienda italiana al livello in cui il manager ha elevato Acer.

Gianfranco Lanci ha annunciato la sua collaborazione con Lenovo

Ricordiamo, infatti, che Lanci è diventato Amministratore Delegato di Acer Italia quando questa si è fusa con Texas Instruments nel 1997, e in 10 anni è diventato Presidente di Acer Inc. e ha portato l'azienda al terzo posto mondiale nella classifica dei produttori di PC. Il ruolo chiave di Lanci è parso cristallino nel momento in cui il manager torinese ha rassegnato le dimissioni: in sei mesi Acer è scivolata al quarto posto (Lenovo sorpassa Acer: terzo posto globale nei PC) e ha chiuso il peggiore semestre di sempre con un calo del fatturato e una perdita netta di 236 milioni di dollari (Acer in crisi: ricavi giù del 32% e bilancio in rosso).

Adesso Lanci va a lavorare per quella Lenovo che ha appena fatto le scarpe ad Acer, e che deve dimostrare che il suo valore non è dovuto solo alla disorganizzazione e alla mancanza di strategie che ha preso il sopravvento nell'azienda concorrente. Non lamentiamoci poi se la Cina, che nella classifica dell'ITU è ora all'80mo posto, avanza con una marcia in più rispetto a noi.

Oltre tutto per l'Italia le cattive notizie non sono finite: questa sera Moody's potrebbe applicare il preannunciato ribasso del rating del nostro Paese, dopo che il 17 giugno scorso l'agenzia di rating aveva messo l'Italia sotto osservazione, avvertendo che le prospettive di crescita per l'economia del Paese nei prossimi anni sarebbero state decisive per determinare le entrate del governo e gli obiettivi di risanamento.

Oggi sono scaduti formalmente i novanta giorni necessari a Moody's per sciogliere la riserva e Confindustria proprio ieri ha ammesso che il PIL nel 2012 avrà una deviazione impercettibile dallo zero. Se anche Moody's sarà della stessa idea il taglio del rating sul debito sarà inevitabile, e c'è da aspettarsi che la notizia possa avere un impatto non indifferente sui mercati. 


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