20/06/2017 di Redazione

Ue, un passo avanti verso la crittografia inviolabile

Una nuova proposta di una commissione del Parlamento europeo garantirebbe una privacy totale ai cittadini, impedendo di fatto alle forze dell’ordine di violare le comunicazioni cifrate. Il documento contiene anche una norma per vietare le backdoor nei sof

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L’Unione europea prova a trovare la quadra fra tutela della privacy e necessità di sicurezza, soprattutto in un’era in cui il terrorismo corre spesso sul Web. Una nuova proposta di regolamentazione, depositata in queste ore, chiede infatti che la crittografia dei dati diventi obbligatoria in tutte le comunicazioni digitali nei Paesi Ue, imponendo allo stesso tempo il divieto di prevedere backdoor nei software. In questo modo, secondo il documento depositato dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento europeo, le informazioni dei cittadini sarebbero tenute alla larga da occhi indiscreti. Il nuovo quadro normativo, se approvato, andrà ad abrogare la Direttiva 2002/58/Ec, nota anche come “Regolamento ePrivacy”.

L’emendamento 116 prevede che “i fornitori di servizi di comunicazione elettronica debbano garantire una sufficiente protezione contro accessi non autorizzati o alterazioni dei dati nella comunicazione elettronica, e che la riservatezza e la sicurezza nella trasmissione siano garantiti anche dalla natura stessa dei mezzi utilizzati o da una crittografia end-to-end allo stato dell’arte”.

La cifratura delle comunicazioni, inoltre, per nessun motivo potrà essere sottoposta a decrittazione, ingegneria inversa o monitoraggio. Di risulta, gli Stati membri non potranno imporre “alcun obbligo ai service provider che risulti nell’indebolimento della sicurezza e della crittografia di reti e servizi”.

Resta da capire come potranno le forze dell’ordine recuperare informazioni preziose a fini d’indagine se tutte le comunicazioni saranno inviolabili in modo permanente. Anche perché la nuova normativa include tutti i metadati, come i numeri di telefono chiamati, i siti Web visitati e la geolocalizzazione: informazioni che possono essere sfruttate per ricostruire lo scenario in cui una o più persone si muovono.

 

 

La proposta deve ora passare dal Consiglio, che può modificarla o anche rispedirla al mittente. È certo però che, se il documento fosse approvato nella sua forma originale, l’Unione europea entrerebbe in una nuova fase di privacy estrema per i cittadini del Vecchio Continente. Una posizione, quella della Ue, che contrasterebbe ad esempio con le contraddittorie normative introdotte dal Regno Unito (Investigatory Powers Act) e con alcune linee di pensiero statunitensi.

 

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