29/03/2017 di Redazione

Vietato dire il prezzo o “gratis”: nuove regole sull'App Store

D'ora in poi, il marketplace di Apple non accoglierà più applicazioni per iOS e macOs il cui costo di download o la cui gratuità vengano citati esplicitamente nel nome stesso, nell'icona, all'interno di screenshot o di immagini di anteprima.

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Non si parla di soldi sull'App Store. Un aggiornamento delle guideline imposte a sviluppatori e aziende che vendono le proprie applicazioni sul marketplace di Apple impone una nuova restrizione: l'eventuale prezzo non può essere citato in nessun elemento che salti all'occhio dell'utente, ovvero nel nome stesso dell'app, all'interno di screenshot o di immagini di anteprima. Chiaramente, per tutti i download a pagamento, questa informazione continuerà a dover essere inclusa nella descrizione dell'applicazione ma non potrà più essere “sbandierata” e, dunque, usata come leva di vendita.

 

La nuova restrizione riguarda indifferentemente ai prodotti destinati a iOS e a macOS e comporta non solo l'esclusione del riferimento al prezzo per le applicazioni a pagamento, ma anche il divieto di inserire la parola “free” per quelle gratuite. In caso di irregolarità, Apple segnala all'utente che “il nome, l'icona, gli screenshot o le anteprime della tua applicazione mostrati su App Store includono riferimenti al prezzo, che non viene considerato come parte dei metadati”.

 

Mentre le nuove richieste di pubblicazione, se non in regola, non verranno accettate mentre non è esattamente chiaro che cosa accada, e con quali tempistiche, alle app già presenti in catalogo. E non è chiaro, soprattutto, come sia possibile d'ora in poi differenziare in modo chiaro le diverse versioni (gratuita e premium) di una medesima applicazione. Attendiamoci, dunque, ulteriori chiarimenti in merito. Lanciato nel 2008, a metà dello scorso anno App Store aveva superato la soglia dei 40 miliardi di dollari di guadagni generati per gli sviluppatori, tramite download a pagamento, acquisti in-app e pubblicità.

 

 

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