07/06/2019 di Redazione

Facebook vieta a Huawei di preinstallare le proprie app

Lo riporta Reuters: il divieto, dovuto all’inserimento dell’azienda cinese nella blacklist americana, riguarda i futuri dispositivi e interessa anche Whatsapp e Instagram. Gli utenti potranno comunque scaricare i software dal Play Store di Google in un se

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Questa volta è Facebook ad assestare un altro colpo a Huawei. Secondo Reuters, il social network non consentirà più all’azienda cinese di preinstallare le proprie applicazioni sugli smartphone, per via dell’inserimento di Huawei nella blacklist del commercio statunitense. I possessori di un dispositivo della casa di Shenzhen potranno continuare a scaricare e aggiornare le app di Facebook, Whatsapp e Instagram (almeno fino a quando Google non chiuderà i rubinetti del Play Store). Il problema riguarda i cellulari futuri, su cui non sarà più possibile includere di default i software sviluppati dal colosso di Menlo Park. L’azienda cinese e Facebook hanno preferito al momento non commentare l’indiscrezione. L’impatto di un eventuale divieto di questo genere sarebbe limitato, perché gli utenti potrebbero comunque installare le applicazioni in un secondo momento. È ovvio però che l’immagine di Huawei ne uscirebbe ancora più indebolita.

Il gigante di Shenzhen è in attesa della fine del periodo di sospensione del bando imposto da Donald Trump, che scadrà il 19 agosto. Dopo quella data, si potrebbero aprire scenari difficilmente immaginabili. Google ha già fatto sapere che non fornirà più le licenze per utilizzare Android sugli smartphone. In questo caso, Huawei sarebbe obbligata a installare la versione completamente open source del sistema operativa. Oppure, in alternativa, a sviluppare una piattaforma proprietaria (cosa che presumibilmente sta già facendo).

La stessa Big G, però, in queste ore ha avvisato il governo Usa che il bando, deciso per motivi di sicurezza, potrebbe rivelarsi un boomerang: obbligare Huawei a basarsi solo sulla versione aperta di Android o su un altro ecosistema aumenterebbe il rischio di hackeraggio. Evidentemente, l’esperienza accumulata da Google in questi anni sul codice della propria creatura le permette di essere molto sicura di sé. Inoltre, è palese che la società di Mountain View non abbia alcuna intenzione di perdere consistenti quote di mercato in Cina.

Altre realtà statunitensi come Intel e Qualcomm, tutti fornitori del gruppo cinese, si sono poi allineate alla decisione di Big G (che è di fatto una scelta obbligata) e interromperanno le consegne di chip all’importante cliente. È probabile però che lo scenario cambi ancora, perché la Cina ha certamente in serbo delle “armi segrete” per far cambiare idea agli Stati Uniti.

È indubbio comunque che le condizioni in cui Huawei si trova oggi a operare sono molto difficili, con i consumatori che, vista l’enorme incertezza, potrebbero iniziare a breve ad abbandonare il marchio per rivolgersi verso porti più sicuri.

 

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