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Hpe aiuta a sfruttare i container anche su server bare-metal

La nuova Container Platform permette alle aziende di sviluppare più facilmente applicazioni containerizzate anche in ambienti bare-metal, per poi distribuirle anche su macchine virtuali e istanze cloud

Pubblicato il 29 novembre 2019 da Redazione

L’utilizzo dei container per lo sviluppo e la distribuzione di applicazioni sta prendendo piede, come noto. Gartner calcola che nel mondo attualmente il 30% delle aziende abbia già una o più applicazione containerizzata in produzione, mentre entro il 2022 la percentuale salirà al 75%. Solitamente questi contenitori software, orchestrati con motori come Kubernetes, risiedono su macchine virtuali o istanze cloud, ma non necessariamente questa è l’unica strada. 

 

Hpe ha voluto semplificare il lavoro di chi voglia creare nuove app o aggiornare quelle esistenti (non cloud-native) usando come ambiente di sviluppo i server bare-metal: il risultato di questo obiettivo è Container Platform, definita come “la prima piattaforma per container di livello enterprise basata su Kubernetes progettata sia per le applicazioni cloud-native sia per quelle monolitiche dotate di storage persistente”. La piattaforma permette di sviluppare nuove app o trasformare quelle esistenti, destinate a deployment in ambienti bare-metal o su infrastrutture virtualizzate, in qualsiasi cloud pubblico e negli ambienti edge. 

 

 Il software Container Platform potrà essere ordinato a partire “dagli inizi del 2020”, ha fatto sapere Hpe, senza specificare una data. A detta della società, questa soluzione ha sia il vantaggio di ridurre costi e complessità connessi all'utilizzo dei container in ambienti bare-metal, sia il vantaggio di lasciare poi libertà di scelta sul deployment, che può essere effettuato anche su macchine virtuali e su istanze cloud.  Per dirla in uno slogan, la logica di questa nuova soluzione è quella build once, deploy anywhere tipica dei container, associata però alla promessa di una riduzione di costi e complessità.

 

“Il nostro approccio container-first offre alle aziende un percorso più rapido e meno costoso verso la modernizzazione applicativa, ottimizzato per gli ambienti bare-metal ed estensibile a qualsiasi infrastruttura dall'edge al cloud”, ha sottolineato Kumar Sreekanti, senior vice president e Cto of Hybrid IT di Hpe. 

 

Scendendo un po’ di più nel tecnico, la Container Platform si può descrivere come una piattaforma che impiega Kubernetes per l’orchestrazione, il software di BlueData (entrato nell’offerta di Hpe in seguito all’acquisizione dell’omonima azienda) per implementare il control plane per la gestione dei container, del file system distribuito di MapR (altra acquisizione) per consentire la persistenza dei dati nei container. Queste tecnologie permettono non soltanto per creare applicazioni cloud-native architettate per i microservizi, ma anche di containerizzare le applicazioni monolitiche non cloud-native con storage persistente dei dati. Ciò evita alle aziende di dover riprogettare o sottoporre a refactoring le applicazioni già esistenti per farle diventare cloud-native, questione solitamente lunga e costosa.

 

Tag: software, applicazioni, sviluppo, kubernetes, container, hpe

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