10/12/2021 di Redazione

L'ukulele e la retroazione

Il comportamento di alcuni siti Web e l'effetto che creano sugli utenti. Una riflessione dalla rubrica "Controcorrente" di Microsys.

immagine.jpg

Il funzionamento di molti siti Web, tra cui piattaforme come Facebook, Youtube e Amazon, è tutt’altro che neutro e condiziona la nostra percezione di ciò che conta. Un perfetto esempio di retroazione. Testo tratto dalla rubrica "Controcorrente" di Microsys.

Un sistema retroazionato è un sistema dove l'uscita è in qualche modo collegata all'ingresso. Ciò che il sistema produce, modificato dall'ambiente e dalla natura del sistema stesso, rientra in ingresso e contribuisce a produrre l'uscita. Un esempio che abbiamo visto spesso è il cosiddetto "innesco" o "fischio" che fa il microfono quando "sente" in ingresso l'uscita degli altoparlanti. Se c'è silenzio non succede nulla, ma basta un piccolo rumore per appunto "innescare" il fischio, che si spegnerà solo abbassando il volume o allontanando il microfono dagli altoparlanti. Il sistema stanza-microfono-amplificatore-altoparlante, quando si verifica l'innesco, è un sistema con retroazione positiva, dove quello che il microfono sente viene am­pli­fi­ca­to e diffuso dagli altoparlanti e quindi rientra nel microfono, contribuendo ad aumentare sempre di più l'intensità del disturbo.

Un fenomeno concettualmente analogo si verifica in alcuni ambienti Web (ad esempio Facebook, Youtube, Amazon) dove i meccanismi che vorrebbero proporre contenuti che interessano all'utente finiscono per autoalimentarsi e condizionarsi. Supponiamo ad esempio di cercare su Youtube un filmato di una famosa attrice che suona l'ukulele. Non perché ci interessa lo strumento, ma perché ci piaceva il film.

Se commettessimo l'errore di cercare solo ukulele potremmo trovarci di fronte a migliaia di clip di tutti i tipi, tra cui ad esempio qualcosa sulla "The Ukulele Orchestra of Great Britain", e potremmo commettere l'errore di guardarne qualcuna. A questo punto il sistema noterebbe che guardiamo clip sull'ukulele e si con­vin­ce­reb­be che siamo maestri o appassionati dello strumento e che non desideriamo vedere altro e noi, non avendo quasi scelta e anche un po' per mancanza di fantasia, fi­ni­rem­mo per guardare prevalentemente roba su uno strumento di cui fino a ieri quasi i­gno­ra­va­mo l'esistenza.

Molti riconosceranno questo comportamento, che tutto sommato sarebbe innocuo se si trattasse di ukulele. Ma che diventa più rilevante quando si considera l'effetto che alcuni social network hanno avuto sull' accettazione dei vaccini da parte dei cittadini, oppure, per citare qualche caso meno grave, sulla fissazione di alcuni per le scie chimiche (che sono arrivate fino al nostro parlamento) e infine persino sulle tesi dei terrapiattisti, che non meriterebbero di essere prese in considerazione nemmeno dai lombrichi (e ripensandoci, probabilmente non lo sono).

Perché oltre al fenomeno che descrivevamo prima, "ti faccio vedere l'ukulele perché guardi solo quello" e di conseguenza "guardo solo l'ukulele perché mi proponi solo quello", c'è un effetto collaterale di cui non abbiamo mai sentito parlare ma che a nostro parere è anche più importante. Quando il sistema decide che ci interessa l'ukulele, non lo fa presentandoci clip sullo strumento e rendendo evidente che si tratta di una selezione di cose sull'ukulele. La faccenda è più subdola: entro nel sito e nella home page vedo tante cose diverse, ma con una significativa presenza dell'ukulele.

L'intento è di alterare il mix di argomenti presentati, favorendo ciò che in teoria mi interessa. L'effetto è che all'utente sembra si parli molto dell'ukulele, che interessi a tutti. Una persona che non fosse conscia di questo comportamento potrebbe avere l'im­pres­sio­ne che improvvisamente mezza Italia si interessa allo strumento. Oppure, se invece di cercare Marylin avesse cercato qualcosa sui terrapiattisti, potrebbe pensare che i terrapiattisti sono tanti, visto che se ne parla così tanto. Infine potrebbe sin­ce­ra­men­te credere che tutti abbiano votato Trump, visto che vede solo articoli che parlano positivamente di Trump. In sintesi, il seguace di Trump è convinto di aver vinto le elezioni Usa, perché la sua personale statistica (che non è una statistica ma quello che gli mostra il social preferito) gli fa vedere una realtà alterata, dove effettivamente tutti hanno votato Trump.


Se compriamo un giornale di carta, lo compriamo di destra o di sinistra o quello che è, ma comunque il mix di articoli che vedremo è determinato dalla linea dell'editore e non dal nostro personale profilo. Il sistema non è retroazionato, è un sistema aperto. E quindi non ha l'effetto ukulele. La realtà virtuale, il metaverso su cui favoleggia qualcuno, ha anche questo aspetto che ci pare pericoloso. Potrebbe creare l'illusione che le cose stiano in un certo modo semplicemente perché crea un universo su nostra misura. Ci farà vedere un universo falsato costruito per noi, che qualcuno (o molti) potrebbe interpretare come rappresentativo della realtà.

 

ARTICOLI CORRELATI