Pubblicato il 13 ottobre 2021 da Redazione
L’iPhone 13 di Apple sarà una delle “vittime” della ormai famigerata crisi dei semiconduttori. I fornitori di componenti faticano a soddisfare le richieste dei committenti e l’insufficienza dei chip disponibili nella supply chain ha già causato, nell’ultimo anno e mezzo, ritardi e tagli alla produzione in svariati settori di mercato, dai Pc agli smartphone, ma anche elettrodomestici e automobili. Secondo una fonte confidenziale di Bloomberg, Apple sarà costretta a tagliare i volumi di produzione dell’iPhone 13 inizialmente previsti per i mesi finali del 2021: non più 90 milioni di pezzi, ma circa il 10% in meno.
Due dei fornitori di componenti dell’azienda di Cupertino, cioè Broadcom e Texas Instruments, non sono in grado di produrre le quantità richieste da Apple. Quest’ultima si appoggia, storicamente, a Broadcom per la fornitura di componenti wireless (ricevitori, antenne, filtri), mentre a Texas Instruments ha commissionato la produzione di chip di vario genere, per la gestione energetica degli schermi Oled, delle interfacce Usb 2.0 e altro ancora.
La notizia del taglio della produzione ha fatto scivolare il titolo Apple in Borsa. Chissà che nuovi rialzi non possano giungere nella giornata del 18 ottobre, quando l’azienda di Cupertino presenterà i suoi nuovi portatili MacBook e i nuovi auricolari AirPods.
Esplosa nel secondo trimestre del 2020, sull’onda delle chiusure delle fabbriche imposta dai lockdown in mezzo mondo, la crisi dei semiconduttori si è poi trascinata fino a oggi a causa dell’impennata della domanda in diversi mercati, tra cui quello dei personal computer. A detta di protagonisti del settore come Intel e Ibm, è probabile che lo squilibrio tra domanda e offerta di componenti high-tech in diverse filiere tecnologiche si protrarrà fino al 2022.
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