31/08/2018 di Redazione

La febbre da bitcoin è passata: crollano le vendite di Gpu

Nel secondo trimestre Amd e Nvidia hanno registrato cali del 12,3 e del 7% rispettivamente. Jon Peddie Research crede che la caccia all’oro digitale non impatterà più sul mercato delle schede grafiche.

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Il bitcoin e le criptovalute, pur non passandosela benissimo ultimamente, sono ancora ben lontani dall’uscire di scena. Ma è certo che l’attività di estrazione di monete digitali tramite schede grafiche è colata a picco. Secondo una nuova indagine di Jon Peddie Research (Jpr), nell’ultimo trimestre la richiesta di Gpu è scesa complessivamente del 4,9 per cento anno su anno, con Nvidia e Amd duramente colpite dalla scarsa domanda: la prima azienda ha visto i propri ordini sgonfiarsi di sette punti, la seconda di 12,3. Di converso, le schede grafiche integrate ai processori di Intel sono cresciute del tre per cento. Ma non si tratta di soluzioni adatte all’estrazione di bitcoin e simili. “Il mercato dei Pc sta mostrando segni di stabilizzazione e sembra essere riuscito a scrollarsi di dosso la caccia all’oro del cryptomining”, si legge nella ricerca.

“Possiamo ricordarci il primo trimestre del 2018 come il momento di picco e il gran finale della febbre” da criptovalute, scrive Jpr. “Le Gpu per desktop, utilizzate nei rig per minare, sono tornate ai loro consueti volumi (con una flessione del 27,96 per cento rispetto al trimestre precedente, ndr). Pensiamo che il mercato add-in board per l’estrazione di valute si sia concluso e molto probabilmente sarà l’ultima volta che lo menzioneremo”.

Secondo la società di ricerca, quindi, si tratta di un atteso ritorno alla normalità. Nella seconda metà dell’anno scorso, infatti, la “febbre da bitcoin” salì a tal punto che diventò quasi impossibile procurarsi certe tipologie di Gpu. I due principali produttori di schede grafiche, Nvidia e Amd, si trovarono subissati dalla domanda e non riuscirono a farle fronte in modo adeguato. Di conseguenza, i prezzi schizzarono alle stelle. Ora tutto è tornato sotto controllo: fino alla prossima caccia all’oro digitale?

 

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