Le auto di Google sono sicure: 12 incidenti non gravi in sei anni
In seguito alle polemiche sulla sicurezza del progetto Self-Driving Car, Big G pubblicherà report dettagliati sullo stato di avanzamento dell’iniziativa. Ad oggi sono stati percorsi oltre 2,9 milioni di chilometri da 32 veicoli e, in tutti gli inconvenienti su strada, la colpa è da ricercare negli errori umani e non tra i sistemi automatici.
Pubblicato il 09 giugno 2015 da Alessandro Andriolo

Un incidente di minore entità ogni 240mila chilometri percorsi. È questa la media registrata dal progetto Self-Driving Car di Google, lanciato ormai sei anni fa. Dopo alcune polemiche sollevate sulla sicurezza e sulla bontà dell’iniziativa, Big G ha deciso di pubblicare periodicamente dei documenti in cui riporta i fatti salienti legati all’iniziativa, tra cui appunto gli incidenti in cui sono rimasti coinvolti i suoi particolari veicoli. Ebbene, su un totale di quasi 2,9 milioni di chilometri percorsi, si sono verificati per ora 12 “inconvenienti” non gravi. Ma il dato interessante è un altro: Google ha dichiarato che, in nessun caso, la responsabilità è ricaduta sulle proprie automobili. La colpa va sempre cercata quindi tra i guidatori degli altri mezzi.
Fortuna o sistemi tecnologici davvero efficaci? Considerata la quantità di hardware e software che infarcisce i veicoli di Big G, si direbbe la seconda ipotesi. Attualmente, il parco auto del colosso Usa include 23 Lexus Rx450h, Suv capaci di circolare senza intervento umano e libere di scorrazzare nei dintorni di Mountain View, a cui vanno aggiunti nove prototipi testati su circuiti chiusi.
Google sta sperimentando sia la guida completamente automatica – definita “autonoma” – che quella con l’ausilio umano e, in totale, i suoi veicoli percorrono oltre 16mila chilometri ogni settimana su strade urbane. Il report di Big G è molto dettagliato e descrive nei minimi particolari tutti e 12 gli incidenti che hanno coinvolti i mezzi automatici. Al momento, il 2015 è già l’anno più “sfortunato”, con quattro collisioni.
La prima si è verificata a febbraio: una Lexus stava procedendo verso nord su El Camino Real quando un altro mezzo, proveniente da ovest, non ha rispettato lo stop. Lo scontro è stato inevitabile, malgrado il sistema della Lexus avesse avvertito il pericolo e attivato di conseguenza i freni. L’ultima collisione, invece, è stata a maggio: ferma al semaforo, l’automobile di Big G è stata tamponata da un’altra che probabilmente non si era accorta in tempo delle luci rosse. Data la velocità ridotta, non ci sono state conseguenze importanti.
Il progetto Self-Driving Car di Google utilizza una serie di sensori – tra cui laser, radar, videocamere e Gps – e di software capaci di determinare un ricco pacchetto di parametri, dai movimenti delle altre automobili a quelli dei pedoni. L’obiettivo è dare la possibilità a tutti, compresi gli anziani e gli ipovedenti, di guidare in modo autonomo un veicolo. Le Lexus elaborano in tempo reale sia le informazioni geografiche che i dati dei sensori per individuare in modo millimetrico la propria posizione.
L'immagine illustra le diverse tecnologie di cui sono dotati i veicoli automatici testati da Google
Il software integrato è in grado di classificare gli oggetti presenti vicino all’auto – alimentata a batteria – per dimensione, forma e movimenti. Il passo successivo è una previsione dei possibili comportamenti degli attori che compongono lo scenario: in base a questa analisi, il sistema stabilisce la velocità consona e una traiettoria ideale, che dovrebbe ridurre a zero ogni possibile rischio di collisione o di errore di calcolo.
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