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Mercato in trasformazione e focus sui servizi per Vertiv

Anche in Italia crescono gli investimenti in data center, specie nell’ambito dei servizi di colocation e cloud. Ups e sistemi di raffreddamento fanno parte dell'innovazione.

Pubblicato il 10 gennaio 2023 da Valentina Bernocco

 

Dagli operatori hyperscaler, come Aws, Azure e Google Cloud, alle aziende di ogni dimensione, i data center sono in continua evoluzione. A volte si tratta di sostituire sistemi hardware, altre volte di aggiornamenti software o di operazioni di retrofitting. Ma in ogni caso l’innovazione non si affida soltanto a server, macchine per lo storage e apparati di networking: anche i sistemi di gestione termica e di alimentazione continua possono fare la differenza, trasformando un data center datato e inefficiente in un ambiente che funziona bene, che non ha interruzioni di servizio e che limita al minimo i consumi. Lo sa bene Vertiv, multinazionale che sviluppa oggi oltre 5 miliardi di dollari di ricavi annui, si affida a 23 siti produttivi e conta 24mila dipendenti nel mondo.

Inaspettatamente, forse, per questa azienda l’Italia è uno dei mercati di sbocco più importanti ed è anche una culla di innovazione, ricerca e sviluppo. A Tognana (a pochi chilometri da Padova) e a Bologna hanno trovato casa due suoi centri di eccellenza, dedicati all’assemblaggio e al testing di  sistemi di raffreddamento, il primo, e agli Ups il secondo. “La domanda e complessità dei progetti in italia sta crescendo”, ha testimoniato Karsten Winther, presidente Emea di Vertiv, durante una recente visita in Italia. Negli ultimi anni i grandi operatori di data center si stanno spostando su altre città, oltre a quelle su cui tradizionalmente hanno investito e questo, ha spiegato Winther, “significa che le nostre attività si allargano dalle Pmi anche ai grandi progetti”.

Non è un caso, allora, che da qualche mese Vertiv abbia riorganizzato la propria filiale italiana aggiungendo una divisione dedicata all’enterprise account, cioè a clienti della Pubblica Amministrazione centrale e locale, a università, centri di ricerca e grandi aziende. “Si tratta di una struttura con vendita diretta, che però dovrà lavorare insieme alla struttura di canale”, ha spiegato Andrea Faeti, sales enterprise account director per l’Italia di Vertiv. “Il canale è ancora una parte ridotta del giro d’affari ma negli ultimi anni è stato oggetto di molti investimenti e credo che crescerà molto in seguito alla riorganizzazione”.

 

 Andrea Faeti, sales enterprise account director per l’Italia di Vertiv

 

L’evoluzione dei data center
Oltre agli investimenti degli hyperscaler (come quelli annunciati la scorsa estate da Amazon), in Italia oggi si muovono anche i progetti di data center di aziende non tecnologiche. L’esempio per eccellenza è quello della Pubblica Amministrazione, impegnata in un ambizioso piano di transizione in cloud. “Siamo coinvolti in molte iniziative che fanno parte del Polo Strategico Nazionale e più in generale afferenti al Pnrr, sia nella parte di Pubblica Amministrazione sia nella parte di università e ricerca”, ha testimoniato Faeti. 


“In Italia”, ha proseguito il manager, facendo riferimento al recente annuncio del sistema di raffreddamento ad acqua Liebert Xdu, “il liquid cooling può trovare spazio nel campo della ricerca, nei sistemi di supercomputer, anche se non è preponderante. Siamo più focalizzati su tecnologie di fascia media, che spaziano dalle piccole soluzioni da qualche decina di Kw per raffreddare un data center aziendale a sistemi megawatt. Fra l’altro non ci occupiamo solo di data center ma anche di applicazioni business-critical in ambito industriale e sanitario”.


In generale, secondo il punto di osservazione di Vertiv, in Italia la maggior parte degli investimenti in data center riguarda il mondo dei servizi di cloud computing e di colocation. “Osserviamo due tendenze”, ha precisato Faeti. “Da un lato le aziende italiane, anche piccole multinazionali, stanno investendo in colocation, posizionando le proprie macchine in data center di provider. Dall’altro lato stanno investendo in cloud, quindi anche in Software as-a-Service. Esistono realtà che ancora puntano sull’on-premise, per esempio nel settore bancario, ma la tendenza generale è di spostare l’IT al di fuori dei muri dell’azienda”. 

 

 


 

Servizi in primo piano

Accanto alla vendita di sistemi di condizionamento termico e di gruppi di continuità, per Vertiv sono strategici i servizi. Questo è soprattutto vero nel mercato italiano, dove essi rappresentano circa il 45% del giro d’affari. “Per noi i servizi sono sempre stati una grande forza e un focus”, ha sottolineato il manager italiano, “e nascono dall’esigenza di dare una risposta non solo per le applicazioni critiche ma anche in generale per la stabilità della tecnologia nel tempo. Il servizio, per come lo intendiamo, non è solo riparazione e manutenzione, ma è anche finalizzato a mantenere le prestazioni degli apparati al massimo livello, anche in logica di estensione del ciclo di vita di un apparato”.

Il sistema di manutenzione remota Life di Vertiv in Italia è collegato a circa 5.000 apparati, tra Ups e sistemi di raffreddamento. Le macchine sono connesse e interfacciate con una sala operativa e forniscono informazioni di routine (usate per costruire trend storici e fare analisi predittive). “Un Ups moderno scarica diverse migliaia di parametri ogni volta che si collega”, ha spiegato Faeti. “In caso di evento di warning, per esempio un aumento di temperatura della sala, o in caso problema tecnico l’operatore riceve l’informazione e può sentire il cliente o magari informare il tecnico, che a quel punto potrà intervenire sul posto avendo già una diagnosi formulata”.


Attualmente i partner sono coinvolti nella fornitura di servizi per i prodotti destinati ai piccoli data center, mentre su quelli di fascia alta interviene direttamente Vertiv. Nella regione Emea, tuttavia, l’azienda sta lavorando per integrare e sviluppare un’offerta di servizi insieme al canale.

Tag: cloud, data center, ups, Vertiv

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