11/05/2023 di Redazione

Software e AI, le scelte responsabili che cambieranno il futuro

Intelligenza artificiale, analytics, accessibilità, architetture serverless. Thoughtworks invita a cavalcare le tendenze tecnologiche in atto, ma con cautela.

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Le scelte tecnologiche non riguardano soltanto la tecnologia. Oggi più che mai è evidente il legame a doppio filo fra la trasformazione digitale e le dinamiche del mondo del lavoro (pensiamo all’AI generativa e alle paure di impatti imprevedibili sull’occupazione), temi etici come l’uguaglianza e la non discriminazione, e ancora quella transizione ecologica per cui la tecnologia è allo stesso tempo un’alleata e un ostacolo. Thoughtworks, società Ict statunitense che ha appena spento la trentesima candelina, ha evidenziato nel suo ultimo report “Tech Radar” alcune tendenze in atto nel panorama digitale.

Innanzitutto, e lo sappiamo tutti, oggi assistiamo all’ascesa vertiginosa dell’intelligenza artificiale, innescata anche da ChatGPT. Mai prima d’ora un’applicazione chatbot aveva raggiunto fama planetaria e una diffusione di massa, ma la creatura di OpenAI è solo la punta dell'iceberg. Sappiamo che molti grandi colossi, da Microsoft ad Alphabet, da Meta ad Alibaba, stanno accelerando lo sviluppo  e il lancio di funzionalità di AI generativa nei propri servizi. Gli algoritmi di apprendimento automatico più evoluti, sottolinea Thoughtworks nel suo report, oggi possono svolgere al posto delle persone molte attività ripetitive e saranno un supporto nel lavoro come lo sono stati, decenni fa, i fogli di calcolo.

L’azienda mette in guardia, però, dagli utilizzi eccessivi o inappropriati”, si legge nel report. “Al momento, i modelli di AI sono in grado di creare una buona prima bozza. I contenuti generati, tuttavia, devono essere sempre monitorati da una persona che possa validarli, moderarli e usarli in modo responsabile. Se queste precauzioni vengono ignorate, i risultati possono condurre a rischi di reputazione e sicurezza per le aziende e per gli utenti”. 

Un tema legato ai rischi e alle opportunità dell’intelligenza artificiale è la qualità dei dati. Se i dati di partenza usati per lo sviluppo, le analisi o il training degli algoritmi contengono errori o sono lacunosi o insufficienti, allora si rischia di compromettere l'accuratezza delle applicazioni e, di conseguenza, la fiducia degli utenti, sottolinea Thoughtworks.  Serve rigore nello sviluppo del software, analytics e AI, e ciò significa adottare tecniche di validazione dei modelli, integrazione continua e monitoraggio. Fortunatamente, per fare tutto questo gli strumenti a disposizione per gli sviluppatori oggi non mancano, anche nell’open source. Nel report vengono citati a mo’ di esempio Soda Core (uno strumento di validazione dei dati che rileva in automatico le anomalie), Deepchecks (che permette di gestire insieme la validazione dei modelli e l’integrazione continua) e Giskard (che aiuta a rilevare bias o altri difetti nei modelli di apprendimento automatico).

"La maggior parte delle aziende sta già sperimentando strumenti di analytics e di AI e la loro attuale pervasività è un'ulteriore prova della diffusione di queste tecnologie”, ha commentato Rebecca Parsons, chief technology officer di Thoughtworks. “L'integrazione dell'intelligenza artificiale con le buone pratiche di sviluppo software porta anche a soluzioni più responsabili e più data-driven, che si possono rivolgere a una base di utenti più diversificata. Tutto ciò però è in contrasto con l'AI generativa, su cui stiamo consigliando di procedere con cautela e di fare attenzione per evitare usi inappropriati che possano portare a rischi di reputazione e di sicurezza".

 

(Immagine di storyset su Freepik)


L’azienda si sofferma poi su un altro problema di tecnologia responsabile: l’accessibilità. L’argomento non è nuovo, ma rispetto al passato oggi esistono abbondanti modelli e strumenti per garantire l’accessibilità della tecnologia e non esistono più scuse per ignorare il problema. Un altro spunto di riflessione riguarda il modello serverless, sempre più usato nell’ambito del cloud computing. Funzioni serverless (come Aws Lambdas) vengono usate da architetti IT e sviluppatori per una varietà di scopi utili, per esempio per evitare di dover gestire i server o per condividere codice. Questa impostazione può però anche “incoraggiare cattive abitudini e portare a decisioni architettoniche sbagliate, che aumentano la complessità”, spiega Thoughtworks. Meglio avere le idee chiare su dove utilizzare il serverless ed essere consapevoli delle potenziali conseguenze.

Fondata nel maggio del 1993 a Chicago, Thoughworks si occupa di strategia, design e sviluppo software. Oggi conta 11.500 dipendenti ed è stata inserita da Brand Finance (per il secondo anno consecutivo) tra le 25 aziende di servizi IT di maggior valore e più forti a livello globale.

 

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