22/03/2016 di Redazione

Spotify a quota 30 milioni di abbonati premium, Apple è seconda

Il servizio di streaming musicale nato in Svezia continua ad ampliare la sua base di utenti disposti a pagare i 10 dollari di abbonamento mensile. Merito dei suoi vantaggi rispetto alla concorrenza, ma anche di un mercato ancora giovane e in espansione. L

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È una dolce musica quella dei numeri di Spotify: l’utenza pagante continua a crescere, passando dai 10 milioni di utenti premium del 2014, ai 20 milioni di metà 2015, fino ai 30 milioni appena annunciati via Twitter dal fondatore dell’azienda svedese, Daniel Ek. Cogliendo al balzo l’occasione della visita di Barack Obama a Cuba, Ek ha scritto: “Abbiamo 30 milioni di iscritti su Spotify, ma nessuno di loro è a Cuba… per adesso”.

In attesa di una eventuale espansione territoriale, Spotify si gode il momento d’oro e una popolarità che ha raggiunto (includendo anche gli iscritti al servizio free) oltre 75 milioni di utenti. Dopo un importante round di finanziamenti chiuso nella primavera dello scorso anno, l’azienda ha fatto salire la sua valutazione oltre gli 8,4 miliardi di dollari, cioè più di sei volte il fatturato del 2014. In effetti, i numeri si spiegano con il modello di business di Spotify, che distribuisce circa il 70% dei suoi ricavi ai titolari dei diritti dei brani in catalogo. Per continuare a offrire un servizio gratuito, accanto a quello premium, la società di Stoccolma ha bisogno di molta liquidità e dunque di investimenti importanti.

In ogni caso, Spotify cresce nonostante aumenti anche la concorrenza, rappresentata innanzitutto da Apple Music (che all’inizio di quest’anno ha superato i 10 milioni di iscritti paganti) ma anche da nuovi servizi di streaming musicale come Tidal, creato dal rapper JayZ. Fra i player della prima ora, Pandora è invece in una fase di ritirata: il servizio è oggi accessibile solo negli Stati Uniti, in Australia e Nuova Zelanda.

Fra chi si è preso la briga di comparare pregi e difetti delle principali alternative oggi disponibili, il sito werockyourweb.com ha sottolineato come Spotify sia complessivamente la migliore alternativa. Lo è in virtu dell’ampiezza del suo catalogo da 30 milioni di brani, della varietà di dispositivi e sistemi operativi supportati (Android, iOS, Windows e Mac OS), delle funzionalità social, della modalità offline, dell’integrazione con le librerie di iTunes e di Windows Media Player dell’utente. Altro punto di forza è l’apertura a modelli di utilizzo diversi, cioè quello gratuito (con inserimento di pubblicità e il limite di dieci ore di ascolto mensile) e quelle premium (a 9,99 dollari al mese, senza limiti né pubblicità e in molti casi con una migliore qualità dell’audio). Il secondo posto in classifica spetta ad Apple Music, servizio che può vantare contenuti radiofonici esclusivi e la stessa modalità offline di Spotify, ma che a differenza di quest’ultimo prevede soltanto un utilizzo a pagamento.

 

La tabella comparativa di Werockyourweb

 

Pochi giorni fa, inoltre, la Mela ha chiuso un accordo con il Dubset, un distributore di musica digitale, grazie al quale si potranno condividere senza problemi di copyright molti remix realizzati da Dj. L’impressione generale è che quello dello streaming musicale sia un mercato ancora molto dinamico, i cui player continueranno a modificare rapidamente le rispettive offerte per migliorare sia il catalogo, sia la fruibilità dei servizi. 

 

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