24/04/2018 di Redazione

Tecnologia, dati e persone: l'alleanza per difendere il Pianeta

Dalla raccolta di dati meteo, alle mappe “partecipative”, ai sistemi di previsione delle valanghe: le piattaforme tecnologiche per monitoraggi e analisi affrontano il tema del rischio ambientale da molti punti di vista. Diversi i progetti sviluppati da En

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Sempre più negli ultimi anni la tecnologia si sta ricordando di avere una “coscienza ambientale”. Accade sempre più spesso non solo in occasione di recenti eventi mediatico-istituzionali come l'Earth Day del 22 aprile (la Giornata Mondiale della Terra, ideata dall'attivista per la pace americano John McConnell nel 1970), ma perché grazie alle energie rinnovabili i grandi colossi deidata center hyperscale, quali Google, Apple, Facebook e Amazon, stanno scoprendo di potersi garantire importanti risparmi. Ma quando si parla di ambiente c'è un altro argomento, continguo e complementare a quello dei consumi energetici: il rischio di eventi legati al cambiamento climatico, alle caratteristiche idrogeologiche di un territorio, all'esposizione ai terremoti, e altro ancora. Rischio ambientale, appunto, un'etichetta che racchiude scenari di diversa natura.

Il problema ci riguarda più di quanto non si immagini. Secondo i dati di Legambiente (lo studio “Ecosistema rischio 2017”), circa 7,5 milioni di persone in Italia vivono e lavorano in aree soggette a pericoli idrogeologici, spesso accentuati dal cambiamento climatico globale. Negli ultimi cinque anni il nostro Paese è stato colpito da 102 eventi ambientali estremi, fra alluvioni, frane e valanghe, eventi che oltre alla perdita di vite umane hanno causato di 7,6 miliardi di euro di danno economico.

Che cosa c'entra la tecnologia? C'èntra perché le piattaforme di raccolta, gestione, analisi e conservazione dei dati stanno diventando un potente strumento, utile sia per il monitoraggio del territorio, sia per la diramazione di allerte ai cittadini, sia addirittura per la previsione di eventi drammatici (grazie agli algortimi di machine learning). La disponibilità di dati raccolti e trasmessi verso il cloud da sensori, fotocamere e oggetti IoT sta alimentando moltissimi progetti, più o meno nuovi, nel campo delle previsioni meteo, della protezione civile, delle Ong, del turismo, delle competizioni sportive. “È necessario ricostruire attraverso la tecnologia un rapporto di consapevolezza e fiducia tra uomo e ambiente”, sottolinea Francesco Bonfiglio, amministratore delegato di Engineering D.Hub, la società che all'interno del gruppo Engineering si occupa di servizi di outsourcing applicativo, infrastrutturale e di It Facility. Uno dei filoni della sua offerta riguarda proprio il rischio ambientale. “La stessa rivoluzione digitale che ha gradualmente creato una visione artificiale dell’ambiente che ci circonda”, prosegue Bonfiglio, “ci permette oggi attraverso una rete di sensori la raccolta di miliardi di dati e motori cognitivi, di elaborare in tempo reale informazioni che possono migliorare il nostro rapporto con gli eventi climatici, sismici e in generale con natura e ambiente”.

Gli esempi non mancano. Il progetto Risk Evaluation Dashboard (R.E.D.), coordinato da Engineering, Politecnico di Torino e Fondazione Montagna Sicura, sta realizzando una piattaforma per la raccolta e analisi di dati su crolli di roccia e valanghe di neve. Agli scopi di monitoraggio e archiviazione degli eventi si affianca l'idea di poter prevedere o prevenire valnghe e crolli, a beneficio degli impianti sportivi e sciistici, dei Comuni e, ovviamente, dei cittadini.

Notevole è anche il lavoro della startup torinese Trim, acronimo di Translate into Meaning”, nata dal lavoro di ricercatori e dottori di ricerca del Politecnico di Torino come il cofondatore Alessandro Demarchila e la meteorologa Elena Cristofori. Trim collabora con università, Ong, associazioni no-profit e aziende italiane ed estere per realizzare progetti di analisi di dati climatici e piattaforme tecnologiche con cui lanciare allerte ai cittadini di un territorio: diverse iniziative riguardano o hanno riguardato Paesi africani, ma la tecnologia di Trim ha anche aiutato la Austrian Sailing Federation a pianificare la propria strategia in base al meteo nelle gare di vela delle Olimpiadi di Rio del 2016. Nel 2020 si replicherà, in occasione dei giochi olimpici di Tokio.

 

 

 

Un terzo esempio di riuscito matrimonio fra tecnologia e coscienza ambientale è quella che potremmo definire come la “Wikipedia delle mappe”. Nato nel 2004, OpenStreetMap è un progetto collaborativo, finalizzato a raccogliere informazioni geolocalizzate di tutto il pianeta grazie ai dati e alle immagini fornite dalle persone. “Nei suoi quasi quattordici anni di esistenza”, racconta Alessandro Palmas, responsabile di OpenStreetMap per Wikimedia Italia, “il progetto OpenStreetMap ha sviluppato un'ampia gamma di metodi di raccolta del dato geografico, che varia da applicazioni Gis professionali a strumenti estremamente semplici su smartphone per utenti non esperti”. La piattaforma può tornare utile in caso di eventi catastrofici di varia natura, dalle inondazioni alle epidemie, ed è stata usata dopo il terremoto del centro Italia dell'estate del 2016 in supporto alle operazioni di soccorso.

 

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