27/01/2016 di Redazione

Toshiba costretta a dire addio al business dei dischi fissi?

Secondo diversi rumors il colosso giapponese starebbe pensando alla cessione della propria divisione che produce Hdd. Tra i possibili acquirenti vengono citati la Development Bank of Japan e Seagate. Il gruppo nipponico non naviga in buone acque, a colpa

immagine.jpg

Toshiba sarebbe in procinto di mollare la propria divisione che produce hard disk, per concentrarsi esclusivamente sulle memorie flash. L’indiscrezione sta circolando in rete ed è stata ripresa da fonti autorevoli, come Forbes, che cita come origine dei rumors conversazioni tra analisti. In effetti, il colosso giapponese ultimamente non se la passa molto bene. Colpita da un enorme scandalo finanziario la scorsa estate, che ha portato alle immediate dimissioni del Ceo Hisao Tanaka e di altri sette top manager, l’azienda ha lasciato a casa poco prima di Natale ben 6.800 dipendenti. I motivi? Un rosso stimato in circa 4,2 miliardi di euro, che ha obbligato la dirigenza a prendere misure drastiche, tra cui potrebbe rientrare anche l’abbandono del business degli Hdd. Un mercato in affanno, caratterizzato da consegne in costante diminuzione a causa anche del declino dei Pc desktop.

Non solo. Il prezzo per gigabyte delle unità a stato solido è in costante decrescita: secondo stime di Trendforce, nel 2017 il divario tra Ssd e dischi rigidi sarà di soli 11 centesimi di dollaro. Tutti elementi che stanno remando contro la stessa Toshiba, attualmente terza come market share nel business degli Hdd dietro a Western Digital e Seagate. Ma seconda soltanto a Samsung come giro d’affari nel comparto delle unità flash (settore molto profittevole).

Vendere la divisione che si occupa degli hard disk potrebbe generare un ritorno di cassa di circa 1,68 miliardi di dollari. Risorse che potrebbero essere facilmente reinvestite nello sviluppo di nuove soluzioni Ssd. La tecnologia è praticamente pronta: tutti i player maggiori si stanno concentrando sui chip flash a tre dimensioni, che permettono di “sovrapporre” diversi strati di celle di memoria Nand uno sull’altro, ottenendo unità con una capacità senza precedenti.

 

 

Toshiba e Sandisk hanno annunciato ad agosto 2015 una soluzione da 256 Gigabit (32 GB) che sfrutta la tecnologia Bics (Bit Cost Scaling), in grado di registrare tre bit di dati per transistor, invece dei due tradizionali. Il chip dovrebbe essere pronto per le consegne già a giugno di quest’anno e potrà essere implementato in unità per settori diversi, dai data center ai dispositivi mobili, passando per memory card e Ssd di classe enterprise.

Si dovrà ora vedere gli eventuali acquirenti del business dei dischi fissi di Toshiba, considerando che il settore non è sicuramente al massimo della forma. The Register cita la Development Bank of Japan, braccio finanziario del ministero delle Finanze nipponico che si occupa di investimenti di questo genere. Forbes, invece, per mano di Tom Coughlin, ipotizza uno scenario in cui Seagate si potrebbe fare avanti per acquistare la divisione di Toshiba, rimanendo così l’unica azienda oltre a Wd a produrre hard disk. Entrambe queste realtà, però, stanno anche cercando di riposizionarsi sul mercato delle unità flash, dove Toshiba cerca il rilancio.

“Un’ipotesi curiosa è la seguente: Toshiba vende a Seagate in cambio dell’accesso alle competenze sulle memorie flash”, scrive Coughlin. “Dal momento in cui Toshiba e Sandisk possiedono in comproprietà impianti produttivi di unità a stato solido e Sandisk è stata di recente acquisita da Wd in parte proprio per avere accesso alle tecnologie, il risultato finale sarebbe che sia Seagate che Wd si troveranno a ricevere chip dalle stesse fabbriche”. Intricato, ma interessante.

 

ARTICOLI CORRELATI