27/12/2016 di Redazione

Troppa contraffazione: Alibaba torna nella blacklist degli Usa

l sito di e-commerce Taobao Marketplace, posseduto da Alibaba Group, torna a far parte della lista nera dello United States Trade Representative. Le sue colpe: troppi prodotti contraffatti e piratati. Ma per i cinesi si tratta di semplice protezionismo.

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Troppi pirati in Cina non passano inosservati all'occhio degli Stati Uniti. Taobao Marketplace, sito di e-commerce di proprietà di Alibaba Group, è tornato nella lista nera dello United States Trade Representative (Ustr), il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d'America, un ente che vigila sulla correttezza di chi vende attraverso i canali fisici e online, denunciando in particolare la contraffazione ai danni di aziende e marchi statunitensi. Nella revisione di fine anno dell'annuale report “Special 301” è stato nuovamente inserita la piattaforma di commercio elettronico di Alibaba, dopo appena un anno di sdoganamento.

Nel dicembre del 2015, infatti, l'Ustr aveva eliminato Taobao dalla blacklist in virtù dell'impegno esplicito di Alibaba nella lotta alla contraffazione. Con modifiche di policy e un programma di epurazione dei venditori non a norma, in effetti erano stati compiuti dei passi avanti: nell'arco di dodici mesi (fra agosto 2015 e agosto2016), a detta di Alibaba, sono stati rimossi dalla piattaforma circa 180mila retailer disonesti e oltre 380 milioni di articoli valutati come imitazione illecita di marchi e design (contraffazione) o come copia non autorizzata di una creazione protetta da diritto d'autore (pirateria).

Quest'opera censoria, tuttavia, non è bastata all'ente federale statunitense, secondo cui su Taobao “gli attuali livelli di contraffazione e pirateria restano inaccettabilmente alti”. Il danno è triplice: si colpisce l'industria di marca, si mina la credibilità del commercio cinese e si arrecano potenziali problemi ai consumatori. Problemi che nel caso di alcune tipologie di articolo, come le parti di ricambio per le automobili, corrispondono a un rischio per la sicurezza. L'esempio non è casuale: un grande produttore di automotive si è rivolto all'Urts per denunciare il fatto che il 95% degli articoli a suo nome presenti sui siti di Alibaba sarebbero in realtà merce contraffatta.

 

 

La risposta dell'amministratore delegato di Alibaba Group, Daniel Yong Zhang, è giunta attraverso un'email diretta ai dipendenti e pubblicata online. A suo dire, la decisione dell'ente federale statunitense sarebbe motivata dal protezionismo. “Stiamo accelerando il passo verso la globalizzazione, e per questo alcuni Paesi tenteranno qualsiasi metodo per costruire delle barriere”, scrive Zhang. “Siamo impegnati nella difesa della proprietà intellettuale, ma non ci lasceremo intimidire da chi sfrutta questo tema per ottenere un ingiusto vantaggio”.

 

 

Difficile valutare, ora, quanto il nuovo inserimento nella “Special 301” possa danneggiare la piattaforma di e-commerce cinese. Nel mercato a stelle strisce è naturale la predisposizione verso i più affidabili Amazon e eBay, ma è anche vero che la duplice attrattiva dei prezzi bassi e dell'ampiezza d'offerta negli anni ha fatto crescere Taobao anche fuori dalla Cina. Attualmente, stando ai numeri ufficiali, la sola applicazione mobile vanta 150 milioni di utenti giornalieri, mentre sul marketplace vengono pubblicate 20 milioni di recensioni al giorno. Nel 2015, attraverso i suoi siti e oltre 10milioni di retailer affiliati, Alibaba Group ha venduto prodotti e servizi per un valore superiore ai 500 miliardi di dollari.

 

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