Una collaborazione da 240 milioni di dollari. È quella siglata da Ibm e Mit, che nei prossimi dieci anni porterà alla creazione di un laboratorio dedicato all’intelligenza artificiale per promuovere i progressi di hardware, software e algoritmi in diversi settori, come sanità e cybersecurity. L’obiettivo è di mettere all’opera un centinaio di ricercatori, scienziati, professori e studenti presso i laboratori di Ibm a Cambridge (Massachusets), dove hanno già oggi sede le divisioni Watson Health e Security di Big Blue, oltre al celebre campus del Mit. Il centro sarà co-presieduto dal vicepresidente di Ibm Research di Ai e Ibm Q, Dario Gil, e da Anantha P. Chandrakasan, rettore della School of Engineering del Mit. Entrambe le realtà indiranno una gara per presentare idee e progetti che superino le barriere di scienza e tecnologia nel campo dell’intelligenza artificiale.
Gli ambiti oggetto di studio saranno diversi, dallo sviluppo di algoritmi avanzati allo studio di nuovi materiali, dispositivi e architetture per l’Ai, fino ad arrivare all’applicazione tecnologica in settori specifici, come quello sanitario. Oltre a realizzare innovazione il nuovo laboratorio incoraggerà gli studenti del Mit a dar vita a startup dedicate alla commercializzazione delle invenzioni sviluppate.
Sarà poi possibile pubblicare i risultati dei lavori, contribuendo così alla diffusione di materiale open source. Non è un caso che Ibm abbia siglato una collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology: fu proprio in questo ateneo che venne coniato e diffuso il termine intelligenza artificiale, già negli anni Cinquanta. L’attività universitaria ha favorito importanti sviluppi nei decenni successivi, dalle reti neurali alla cifratura dei dati, dall’informatica quantistica al crowdsourcing.