04/05/2015 di Redazione

Crowdfunding, un ottimo trimestre: dominano gli smartwatch

Il sito Techcrunch fa i conti in tasca al fenomeno del credito raccolto via Web, concentrandosi sullo sviluppo di progetti hardware. Nel Q1, 128 startup hanno raccolto settanta milioni di dollari. La campagna di maggior successo è ancora quella dell’orolo

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La socializzazione delle nostre vite ha avuto ripercussioni anche sul modo di fare impresa. Se, fino a qualche anno fa, era necessario recarsi in banca e ostentare disperazione – vera o presunta – per ottenere un prestito e concretizzare un’idea, oggi può non essere più necessario. Gli investimenti iniziali si cercano sul Web, grazie a siti specializzati in campagne di crowdfunding. I più famosi sono Kickstarter e Indiegogo, che hanno rivoluzionato l’accesso al credito delle startup, che possono lanciare appelli su Internet per raccogliere i fondi necessari e stupire così il mercato con i loro prodotti. Ma che volumi ha raggiunto il crowdfunding in ambito It? Il sito statunitense Techcrunch ha provato a tirare le somme, concentrandosi esclusivamente sullo sviluppo di progetti hardware. Nell’ultimo trimestre, 128 aziende hanno generato prevendite di prodotti pari a settanta milioni di dollari, circa il 35 per cento del totale dei soldi raccolti da campagne dedicate su Kickstarter e Indiegogo. Ma non nell’ultimo anno, bensì dal momento del loro lancio, avvenuto circa cinque anni fa.

Questo dato dovrebbe, da solo, testimoniare l’estrema vitalità del settore. La campagna caratterizzata dal successo maggiore, finora, è stata quella di Pebble Time: la startup creatrice di smartwatch ha raccattato oltre venti milioni di dollari per portare la sua idea alla luce. Una cifra considerevole, considerando che altre iniziative, come quelle di Sondros e Zano, si sono fermate rispettivamente a 4,7 e a 3,5 milioni.

Pebble è stata probabilmente sospinta dal vento favorevole di cui attualmente godono gli orologi intelligenti. Sui due siti di crowdfunding, infatti, 17 progetti di smartwatch hanno raccolto oltre 25 milioni di dollari, seguiti dagli accessori (27 progetti e quasi dieci milioni) e dai prodotti per la domotica (15 iniziative, 7,5 milioni). Perde invece terreno una delle ipotetiche “next big thing” dell’informatica, vale a dire il settore delle stampanti 3D: questi dispositivi, infatti, hanno fatto i conti con un trimestre abbastanza debole e si sono fermati a 4,3 milioni, per un totale di 11 progetti.

La nota dolente arriva però dai tempi di consegna. I finanziatori che credono in certi progetti, soprattutto privati cittadini, si aspettano poi anche la realizzazione degli stessi. Ebbene, secondo Techcrunch, nove dei prodotti che nel penultimo trimestre non erano ancora stati “partoriti”, adesso hanno raggiunto le case dei consumatori. Mentre 27 non sono ancora stati consegnati. I tempi medi dei ritardi variano dal mese all’anno e mezzo e, in totale, ben 11 milioni di dollari generati dal crowdfunding non hanno ancora trovato una collocazione progettuale certa.

 

Fonte: Techcrunch

 

In totale, secondo il blog Bits of Cents, soltanto un dispositivo su cinque viene ultimato e spedito in tempo e nella white list vengono inseriti progetti come Ouya, Pono Music (il servizio di musica digitale alta qualità ideato da Neil Young), BioLite, Rocki WiFi e pochi altri. Due iniziative sono addirittura finite su un binario morto: sono A theerOne e myIdkey. La seconda nel 2013 raccolse oltre 473mila dollari per realizzare una chiave Usb con display incorporato, in grado di leggere anche le impronte digitali ed evitare così il reinserimento di password e altre credenziali di accesso. Tutto sfumato: chi glielo spiega ora ai creditori?

 

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