03/06/2016 di Redazione

Facebook vuole portate tutti dentro al proprio recinto

Il colosso californiano ha annunciato DeepText, un sistema basato sull’apprendimento automatico in grado di capire centinaia di post al secondo, scritti in venti lingue diverse. L’azienda potrà così offrire servizi di assistenza automatici agli utenti e p

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Prossimamente la maggior parte dei post pubblicati su Facebook verrà capita. Non dagli altri utenti, ma da un “cervellone” informatico che sarà in grado di comprendere una ventina di lingue diverse e di assistere al meglio le persone in cerca di informazioni (oltre che di fornire pubblicità ancora più mirata). L’ultima, importante, novità del social network è stata annunciata ieri in un blogpost scritto a sei mani da Aparna Lakshmiratan, Ahmad Abdulkader e Joy Zhang, tre dipendenti del colosso di Menlo Park. La funzionalità si chiama DeepText ed è completamente basata su algoritmi di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico (deep learning), capaci di simulare il comportamento del cervello umano e di migliorare con il tempo, semplicemente “digerendo” dati su dati.

Secondo gli sviluppatori, DeepText può già oggi analizzare i contenuti testuali di centinaia di post al secondo. Il servizio è basato sulla piattaforma FbLearner Flow e sul sistema di modellazione Torch, in modo da fornire un’infrastruttura di distribuzione scalabile, che possa rispondere con efficienza a carichi di lavoro in crescita.

Gli algoritmi di deep learning sono fondamentali per raggiungere l’obiettivo di Facebook. “Comprendere contenuti testuali include diverse difficoltà, come la classificazione generale per capire quello di cui un post sta parlando e il riconoscimento dei soggetti, come i nomi di giocatori, le statistiche di una partita e altre informazioni utili”, hanno spiegato gli sviluppatori. “Ma per avvicinarci ancora di più al modo in cui gli uomini comprendono le parole, dovevamo insegnare al computer a riconoscere cose come lo slang e la ambiguità nelle frasi”.

Perché il compito più difficile è stato proprio questo: penetrare in profondità nelle impercettibili sfumature di cui sono ricche tutte le lingue e le parlate locali del mondo, per evitare figuracce e fornire così un servizio ineccepibile. Quando una persona scrive “Mi piace blackberry” intende la mora o l’omonima azienda canadese? Ecco che, in aiuto di Facebook, è arrivato DeepText.

Che, secondo le parole del social network, riesce a superare i limiti della programmazione neuro linguistica (Nlp) grazie proprio alla rete neurale offerta dall’apprendimento automatico. “Le tecniche tradizionali di Nlp richiedono logiche di pre-elaborazione molto dettagliate e devono essere sviluppate su sistemi ingegnerizzati molto complessi”, sottolineano Lakshmiratan, Abdulkader e Zhang. “Utilizzando il deep learning possiamo ridurre la dipendenza dalla conoscenza basata sul linguaggio, in quanto il sistema può imparare dal testo senza bisogno di pre-elaborazione”.

 

 

Negli approcci Nlp tradizionali, infatti, le parole vengono convertite in un formato che un algoritmo sia in grado di capire e di apprendere. Per esempio, alla parola “fratello” viene assegnato un Id sotto forma di numero intero, mentre al diminutivo “fra” viene abbinato un altro valore. Questo schema, però, per una corretta comprensione richiede che ogni parola venga valutata dal sistema con lo spelling esatto e che combaci con i dati “digeriti” dal computer.

“Con il deep learning”, hanno spiegato i ricercatori, “possiamo utilizzare tecniche di ‘word embedding’, un concetto matematico che preserva la relazione semantica tra le parole. Quando i valori vengono calcolati in modo appropriato […] possiamo rendere al meglio il significato semantico profondo delle parole”. E la tecnologia di Facebook è inoltre “agnostica”, nel senso che un modello di analisi valido per un linguaggio vale anche per altri idiomi, senza bisogno di ricostruzioni differenti.

Ad oggi, DeepText è in fase di sperimentazione su Messenger per capire i bisogni di un utente che potrebbero emergere dalla conversazione (per esempio un passaggio in auto), ma anche direttamente sulla bacheca di Facebook. In questo caso, il team del gruppo di Menlo Park sta testando la funzionalità sui post che includono un annuncio di vendita. In questo caso, DeepText potrebbe suggerire all’utente altri servizi, ovviamente sempre del social network blu, che potrebbero aiutare nel concludere l’affare.

Perché l’obiettivo finale di Zuckerberg e soci è proprio questo: offrire veramente un’esperienza a 360 gradi ai membri della comunità online più vasta del mondo, in modo da non farli uscire quasi mai dal proprio recinto. Nella visione di Facebook, in futuro si potrà stare dentro un mondo virtuale completamente a sé stante e indipendente dalle piattaforme degli altri colossi hi-tech (Google compreso) per comprare, vendere, prenotare una corsa su Uber e molto altro. Un’opportunità o uno scenario inquietante?

 

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