24/07/2012 di Redazione

I mainframe possono essere flessibili, parola di Micro Focus

L'azienda americana fa leva sulla capacità delle sue soluzioni di ottimizzare i sistemi e le applicazioni legacy delle medie e grandi aziende per esibire risultati di fatturato (in Italia) in controtendenza rispetto alla fase di recessione. E promette lun

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“Gli impatti della crisi economica sul mercato It? Ci sono non potrebbe essere altrimenti. In passato il nostro marketing era fortemente orientato al prodotto, oggi vendiamo soluzioni rimanendo concentrati sul ruolo di software company che è cambiata in relazione al cambiamento del mercato e delle tecnologie”.

Parte anche da spunti di strettissima attualità, e forse non potrebbe essere altrimenti, l’analisi di Pierdomenico Iannarelli, Regional Manager Italia&GME di Micro Focus, un’azienda poco nota al grande pubblico ma sicuramente in cima alla lista nel campo degli specialisti in fatto di gestione di applicazioni di taglio enterprise.

Il mercato è difficile ma l’azienda americana sembra avere i mezzi per affrontarlo a dovere, prova ne sia l’incremento del 13,3% a livello di Ebitda consolidato nell’esercizio fiscale 2012 (con un fatturato stabile a circa 435 milioni di dollari e utili pre tasse in salita del 30% a quota 149 milioni) e i buoni risultati registrati anche in Italia, dove – parole di Iannarelli - “il tasso di crescita è stato sensibile anche se inferiore al passato, ma abbiamo prospettive interessanti guardando alle potenzialità delle nostre soluzioni”.

Impressiona, di Micro Focus, la capacità di mantenere anche in una fase di recessione e di stagnazione dei budget It un margine di profitto superiore al 40% e, altra virtù sottolineata dal manager, e un livello elevatissimo di fedeltà dei clienti, superiore al 90% per ciò che concerne i rinnovi dei contratti di manutenzione.

Una delle strade cavalcate dall’azienda per garantire soddisfazione ad azionisti che Iannarelli ha definito “molto esigenti” è quella dei mainframe. Un asset tecnologico ancora centrale e strategico per molte medie e grandi organizzazione ma che (e non di rado) costituisce una problematica irrisolta causa gli alti costi operativi di gestione, la scarsa flessibilità verso le mutevoli esigenze del business e la necessità di personale specializzato.

I mainframe – questo il senso dell’ultima azione di marketing della società - possono essere degli “elefanti in una stanza” non più supportabili ma allo stesso tempo anche sistemi da far evolvere attraverso soluzioni dedicate.

Visual Cobol la punta di diamante
Ed è questo, ovviamente, il business su cui si sta concentrando Micro Focus con quelle che sono le armi a sua disposizione: l’ambiente di sviluppo Visual Cobol (che genera il 65% del fatturato della filiale italiana) e i prodotti di testing delle applicazioni mainframe delle grandi aziende (che rappresentano il restante 35% dei ricavi).

Fra queste ultime vi sono i prodotti inseriti a catalogo a valle delle acquisizioni (datate 2009) della divisione Application Testing e Automated Software Quality di Compuware e soprattutto di Borland, le cui soluzioni della famiglie Caliber e Silk (oggi disponibili anche per il mondo mobile e in particolare per iPhone e iPad) sono utilizzate da grandi aziende manifatturiere come Fiat o da importanti realtà del settore finanziario come Intesa e Banca Fideuram.

Pierdomenico Iannarelli, Regional Manager Italia&GME di Micro Focus


Quanto al fiore all’occhiello dell’offerta Micro Focus, e cioè Visual Cobol – in Italia, ricorda Iannarelli, “sono 165mila le micro imprese che utilizzano questa tecnologia” mentre nella lista dei clienti serviti direttamente vi sono realtà come Zucchetti e Avio Group – la vision della società è quanto mai chiara.

“Siamo già nell’era dopo Cobol – ha spiegato il manager - e parliamo di linguaggi di sviluppo molto evoluti che rappresentano il futuro della logica di base, proiettato al mondo delle applicazioni cloud on demand. Ma il Cobol è ben lontano dall’essere a fine vita, perché la logica del Cobol su cui si appoggiano le applicazioni enterprise è di tipo oggettivo e quindi più facile da recepire per qualsiasi sviluppatore, al contrario di quella di Java, più legata alle capacita del singolo di sviluppare”.

E tanto per dare un’idea di quanto sia radicata tale tecnologia nel quotidiano basti pensare al numero di transazioni elettroniche che ne sfruttano le funzionalità, un numero superiore a quelle delle ricerche effettuate ogni 24 ore su Google.

Lunga vita al Cobol dunque, anche grazie all’evoluzione del front end e alla capacità di utilizzare questo linguaggio anche in combinazione con applicazioni scritte in Java e con Java virtual machine. Senza alcun problema di riscrittura del codice. Flessibilità, dunque, che ritorna anche in questo ambito e non solo per quello dei mainframe elefanti.

Gli investimenti sono da tutelare, questo l’imprinting della proposta di ottimizzazione e modernizzazione dell’infrastruttura IT aziendale targata Micro Focus, all’insegna della possibilità di portare in ambiente aperto – preparandole per il cloud - vecchie applicazioni residenti su sistemi legacy.

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