04/07/2012 di Redazione

RIM: stiamo bene, torneremo più forti di prima

Il numero uno di RIM difende l'azienda dalle critiche e dalle proiezioni funeste: non c'è niente di sbagliato, l'azienda sta affrontando un periodo di transizione ma tornerà ad avere successo. Intanto Google gli offre la possibilità di passare ad Android

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In RIM non c'è niente di sbagliato, l'azienda sta affrontando un importante cambiamento ma tutto andrà bene. È così che la pensa Thorsten Heins, il numero uno dell'azienda canadese dopo la valanga di polemiche e presagi funesti che hanno travolto l'azienda la scorsa settimana all'indomani dell'annuncio di risultati finanziari in forte calo, dell'ennesimo ritardo di produzione dei BlackBerry 10 e del licenziamento di altri 5mila dipendenti.

Thorsten Heins, amministratore delegato di RIM

Nel corso di un'intervista radiofonica con la CBC l'amministratore delegato è stato sulla difensiva e riprendendo i titoli dei maggiori giornali di tecnologia ha insistito che RIM non è nella "spirale della morte". Il giovane manager ha spiegato il suo punto di vista: RIM ha fatto grandi cambiamenti di obiettivi e di gestione da quando lui è diventato amministratore delegato nel mese di gennaio, come parte di una massiccia transizione ad una piattaforma completamente nuova.

La RIM di oggi, quindi, quella che è diventata negli ultimi sei mesi, è quella che sta facendo bene. Difficile crederlo dopo che ha perso più del 70 per cento del valore, con le azioni ai minimi storici, il bilancio in rosso, un'emorragia continua di dirigenti che cercano di abbandonare la nave prima che sia troppo tardi, e una linea di telefoni, i famigerati BlackBerry 10, che continuano a non arrivare.

Difficile credere che quando saranno pronti i BlackBerry 10 basteranno da soli per far tornare l'azienda di Waterloo agli antichi splendori, ma finché non ci saranno di certo la situazione non potrà che peggiorare, e RIM ha bisogno per sopravvivere il resto del 2012. Molti non ci credono e ritengono che il Nord America finirà del tutto nelle mani di Android o iPhone al più tardi in autunno, con l'annuncio del nuovo iPhone.

Probabile, per questo Heins insiste sul fatto che ci sono altri mercati su cui puntare e gli fa eco Rick Costanzo, vice presidente esecutivo delle vendite globali, che spiega come "molti dei mercati internazionali continuano a portare buoni risultati", riferendosi ai Paesi emergenti. Una soluzione di ripiego che agli analisti non piace e per questo continuano a sconsigliare l'acquisto del titolo e stimare gli utili "a rischio".

La roadmap di RIM

Mentre Heins cercava di difendere RIM sono trapelate anche le roadmap per i nuovi prodotti: oltre al BlackBerry London (completamente touchscreen) sembra che nel primo trimestre sia in programma il Nevada, un altro prodotto con tastiera fisica. Entrambi saranno equipaggiati con il nuovo sistema operativo, un tempo conosciuto come BBX.

Nella roadmap figura anche un tablet identificato come Blackforest, in programma per il terzo trimestre del 2013. Se la tabella di marcia verrà rispettata, entro fine 2012 dovrebbe infine arrivare l'ennesimo tablet PlayBook con 4G, identificato dal nome in codice Winchester2. Considerati i ritardi che stanno caratterizzando gli annunci di RIM tuttavia la roadmap è da prendere con il beneficio d'inventario: non sarebbe una sorpresa se ci fossero ennesimi ritardi.

Per chiudere il panorama delle possibilità, negli ultimi giorni sono circolate anche voci relative a un possibile interessamento di Google nei confronti di RIM. Stando a quanto pubblicato da ABCNews.com il direttore di Google Android User Experience, Matias Duarte, ha dichiarato che "se RIM volesse lavorare a dispositivi Android" ne sarebbe "davvero lieto" perché sono ancora molte le potenzialità dei prodotti con tastiera fisica.

Duarte si professa "un grande fan delle tastiere hardware. Molti dei prodotti in passato le avevano" ed è convinto "che ci sia ancora posto per questo tipo di prodotti." Un invito in piena regola che RIM dovrebbe prendere in considerazione e che potrebbe essere l'unica chance per sopravvivere come azienda autonoma. 

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