13/06/2011 di Redazione

Acer: il server violato era di Packard Bell

Acer è risalita al server violato la scorsa settimana da un'organizzazione criminale: si tratta di un server europeo di Packard Bell, che conteneva dati riguardanti 40 mila utenti privati. Le indagini sono ancora in corso.

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Acer sta valutando gli effetti collaterali dell'attacco hacker che ha violato i suoi server europei la scorsa settimana (Acer bucata come Sony: 40 mila account rubati). Il produttore ha finalmente individuato il server che è stato preso di mira dagli hacker: è quello dell'unità di Packard Bell e nel comunicato ufficiale si legge che la falla di sicurezza è stata limitata ai nomi di clienti, corredati dai rispettivi indirizzi, numeri di telefono, e-mail e numeri di serie dei sistemi.

Il server di Acer bersagliato dagli hacker includeva i dati sugli utenti europei di Packard Bell

Che il problema sia circoscritto agli utenti Packard Bell non è certo un sollievo: si tratta comunque di 40 mila utenti i cui dati sensibili sono ora in possesso della Pakistan Cyber Army. Dato che la società controllata di Acer produce servizi e prodotti destinati quasi esclusivamente indirizzati al settore consumer, la buona notizia è che non ci sono aziende coinvolte nell'operazione di hacking. Tuttavia resta ancora da stabilire se fra i dati trafugati ci siano anche quelli relativi alle carte di credito: le indagini sarebbero ancora in corso.

Non è ancora noto se oltre ai dati personali degli utenti Packard Bell siano state prelevate anche le informazioni sulle carte di credito

Non ci sono nemmeno informazioni sull'uso che l'organizzazione criminale intende fare del codice sorgente del server profanato, o se Acer abbia provveduto a mettere il server in sicurezza così che l'uso del codice risulti del tutto inutile. Finora non sono emerse informazioni né da parte dell'organizzazione criminale, né da Acer.

Il gruppo di hacking dovrebbe essere lo stesso che a dicembre ha fatto un'azione di defacement al sito di India's Central Bureau of Investigation: anche in quell'occasione gli hacker si definirono "Cyber ​​Esercito pakistano".

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