09/06/2016 di Redazione

Google non basta: Fiat cerca accordi anche con Uber e Amazon

Secondo Bloomberg il gruppo italoamericano avrebbe avviato una trattativa con l’azienda di San Francisco e con il colosso dell’e-commerce, sempre nel campo dei veicoli a guida autonoma. Sergio Marchionne cerca quindi di rinsaldare i legami di Fiat Chrysle

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Fiat Chrysler (Fca) non si ferma. Dopo l’accordo stretto a maggio con Google per lo studio dell’auto a guida autonoma, il colosso italoamericano potrebbe essersi avvicinato anche a Uber e Amazon. L’indiscrezione è stata riportata inizialmente da Bloomberg e confermata dalle fonti del Wall Street Journal. Al momento regna comunque ancora un categorico “no comment” da parte di tutti gli attori coinvolti. Secondo i bene informati, la discussione con Uber sarebbe avviata da poco e un’eventuale partnership potrà essere raggiunta non prima della fine dell’anno. Anche perché la società di San Francisco sarebbe seduta al tavolo con altre case automobilistiche. Per esempio, è notizia recente l’accordo di leasing stretto tra Uber e Toyota: il colosso giapponese ha deciso inoltre di investire nella ex startup californiana.

Ma Fca, come detto, starebbe “corteggiando” anche Amazon. L’obiettivo di Sergio Marchionne è quello di avvicinare il gigante dell’e-commerce per costruire veicoli a guida autonoma che ottimizzino il processo di consegna dei prodotti acquistati sul Web. “La casa produttrice, oberata di debiti, è più disponibile delle altre a cooperare con aziende come Google, in quanto le mancano le risorse interne per sviluppare funzionalità di guida automatica”, ha scritto Bloomberg.

Ma c’è un però, riassunto da Massimo Vecchio, analista di Mediobanca. “Il problema è se Fiat Chrysler, collaborando con altre industrie, abbia scelto la strada giusta o se debba invece cercare di competere direttamente con loro, come stanno facendo altre case. Secondo noi lo scenario che vuole ogni produttore impegnato a sviluppare i propri sistemi di guida autonoma sia un altro esempio di enorme spreco di capitale”.

 

 

Un dubbio, quindi, che dovrebbe far riflettere sia i colossi hi-tech sia la miriade di case automobilistiche che hanno fiutato il business dei veicoli a guida automatica. Secondo Paulin Dementhon, Ceo di Drivy, un servizio di noleggio peer-to-peer, il ruolo dei carmaker “non è quello di essere piattaforma, ma di fornire qualcosa alla piattaforma”. Un salto logico fondamentale, per Dementhon, e l’unico che possa garantire qualche forma di successo alle case automobilistiche in questo terreno scivoloso.

Il mercato dell’intelligenza artificiale a bordo macchina deve ancora prendere forma e ne sono testimonianza le voci che si rincorrono sulle alleanze tra aziende tecnologiche e grandi nomi, come Ford, Toyota, Bmw, Daimler e la stessa Fca. Un caos primordiale che potrebbe offrire in futuro un servizio di nuova generazione. Ma che potrebbe al tempo stesso significare la fine di gruppi storici che, se non sapranno adattarsi, verranno realmente “disrupted” dalle nuove tecnologie di guida autonoma.

 

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