25/10/2016 di Redazione

Google si fa sedurre dal linguaggio degli occhi di Eyefluence

Il colosso di Mountain View ha acquisito la società specializzata in tecnologie di tracciamento dello sguardo, integrabili in visori di realtà virtuale e aumentata o in display. Un’interfaccia proprietaria, basata su un vero e proprio linguaggio, assicura

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Google è convinta che le interazioni delle applicazioni di realtà virtuale e aumentata debbano diventare sempre più naturali e immediate. Come uno sguardo. Il colosso di Mountain View ha appena dato dimostrazione di questo suo convincimento acquisendo Eyefluence, una giovane azienda californiana che si occupa di tecnologica e non solo, dato che le sue attività di ricerca e sviluppo riguardano anche la biologia e la fisica. L’entità della spesa non è stata comunicata, mentre le due società hanno fatto sapere che “unendo le nostre forze, continueremo a far progredire le tecnologie di eye-interaction per espandere il potenziale e l’empatia degli esseri umani su scala ancora maggiore”.

Fondata nel 2013, l’azienda si occupa di tecnologie di tracciamento dello sguardo (o, più propriamente, di “interazione con l’occhio”) applicabili a sistemi di realtà aumentata e di realtà virtuale. Nella sua visione – è il caso di usare questo termine – dopo la tastiera e il mouse e dopo l’interazione touch del dito su uno schermo, gli occhi rappresentano la più evoluta interfaccia uomo/macchina. Rispetto alla tecnologie di tracciamento dello sguardo già presenti sul mercato (per esempio, integrate nei visori Holoens di Microsoft e in un prototipo annunciato da Oculus), quella di Eyefluence promette maggiore immediatezza e naturalezza dei comandi impartiti tramite lo sguardo.

I metodi classici, infatti, sostanzialmente si limitano a tradurre sui movimenti della pupilla la logica del puntamento, tipica delle interazioni di un mouse su un tappetino.  Al contrario, Eyefluence ha sviluppato una interfaccia proprietaria, basata su vere e proprie “regole di linguaggio” che tengono conto del funzionamento del cervello e dell’organo della vista. E non a caso l’azienda include nel suo team non solo luminari di informatica, ma anche medici, fisici e biologi. In parole povere, con Eyefluence lo sguardo si traduce in un’azione immediata, che può essere la consultazione di un documento, l’acquisto di un prodotto su un sito di e-commerce, l’invio di un messaggio o altro ancora.

 

 

Nel bagaglio di tecnologie portate in dote a Google sono inclusi anche strumenti di simulazione dell’occhio umano (utili per replicare modelli di progettazione hardware, per validare algoritmi e per testare nuovi prodotti) e algoritmi che garantiscono il funzionamento dei sistemi di eye-interaction in diverse condizioni di luce. Tali sistemi possono essere integrati all’interno di visori e display di diverso tipo, assicura Eyefluence, sottolineando le collaborazioni già in corso con diversi produttori di hardware.

In tre anni di vita, la giovane azienda ha già raccolto 21,6 milioni di dollari di investimenti da sostenitori come Intel Capital, Jazz Venture Partners, Motorola Solutions Venture Capital ed Nhn Investment. Il suo fondatore e Ceo, Jim Marggraff, ha in tasca una laurea e un master al Mit di Boston, oltre a una quarantina fra brevetti e richieste di brevetto registrate.

 

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