03/05/2011 di Redazione

I pc soffrono: il boom dei tablet è un problema?

Le vendite di personal computer presentano a fine marzo un bilancio in rosso. Solo i tablet tengono in attivo un settore che ha visto calare drasticamente la domanda di netbook. Se Apple, al momento, recita da unica vincitrice della partita, quali vendor

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Per il momento c’è una sola azienda che può dire, numeri alla mano, che le tavolette sono un business vantaggioso. E questa azienda è “naturalmente” Apple. Perché questo? La risposta sta nei numeri snocciolati dagli analisti di Canalys e relativi alle vendite globali di personal computer nel primo trimestre del 2011. Ebbene la società di Cupertino avrebbe venduto da gennaio a marzo complessivamente 8,4 milioni di unità fra Mac e iPad, registrando un incremento del 188% rispetto ai primi tre mesi del 2010 (solo Lenovo e Toshiba, fra le big, possono esibire risultati in attivo) e posizionandosi di diritto al quarto posto assoluto nella classifica dei vendor di pc.

Cosa significa questo dato? Assumendo il fatto che i tablet sono parte integrante della macro categoria dei personal computer, significa che la società di Steve Jobs non solo domina un settore in fortissima crescita (che prima o poi vedrà la riscossa di Android) ma ne sfrutta l’onda lunga per vendere a consumatori ed aziende anche un numero consistente di macchine Mac.



C’è quindi una riflessione da fare, oltre a quella di partenza che vede il boom dell’iPad aver giovato finora solo a Cupertino. Nel medio e lungo termine cosa potrà succedere a chi, nei tablet, è partito in ritardo, non ha un prodotto ad hoc e si trova costretto a inventarsi un business model (terminale/servizi/applicazioni) per il quale non ha dimestichezza e capacità adeguate? La domanda andrebbe rivolta in ordine sparso alle varie Acer, Asus, Dell e anche a quella Microsoft che proprio in relazione alla frenata delle vendite di pc - causato dalla cannibalizzazione di netbook e notebook di fascia bassa operata dai tablet - ha dovuto registrare un discreto calo (del 4,4%) dei ricavi della divisione Windows.

Meglio però subito sgombrare il campo da quelle che sono possibili interpretazioni. La casa di Redmond non ha ancora un sistema operativo ad hoc per le tavolette. E questo è un dato di fatto. Ha perso probabilmente tempo nel capire se Windows 7 era adatto a contrastare iOs e magari non creduto a dovere nell’opportunità di adattare la piattaforma Windows Phone. E fin qui le critiche alle scelte di Steve Ballmer & Co. sono lecite.

Ma Microsoft resta pur sempre una compagnia che produce utili di oltre cinque miliardi di dollari su un fatturato di circa 16 miliardi (questa l’essenza dell’ultima trimestrale, chiusa con un margine operativo del 35%) e quindi può, in questo momento almeno, aspettare tranquilla che il comparto dei tablet passi da nicchia a mass market. Se Steve Jobs può giustamente filosofeggiare che stiamo entrando nell’era del post pc è anche vero infatti che il rapporto fra pc e iPad venduti (oltre 80 milioni contro 4,7 milioni il bilancio del primo trimestre secondo IDC) è al momento di 16 a uno.


Per contro, è altrettanto inconfutabile il crollo inarrestabile della domanda di netbook (meno 40% il saldo negativo in volumi dei primi tre mesi rispetto allo stesso periodo del 2010) e per Microsoft e Intel – il binomio Windows Xp-Atom detiene oltre il 90% di questo mercato – tale fenomeno costituisce una conseguente riduzione automatica delle entrate. Quella che deve vincere il gigante del software è però una battaglia di ben più ampio respiro, e cioè quella di continuare a convincere la maggior parte dei consumatori che, al momento di sostituire il vecchio notebook, la cosa buona e giusta da fare è comprarsene un altro, lasciando da parte l’idea di mettersi in borsa un tablet.

In campo aziendale, invece, la migrazione ancora in corso a Windows 7 lascia i vertici di Redmond in una botte di ferro, dall’alto di un parco istallato enorme e delle oltre 350 milioni di licenze del nuovo Os vendute da ottobre 2009 a fine marzo 2011. E se ci mettiamo il fatto che nel triennio 2012-2015, quando sul mercato sarà arrivato Windows 8, le stime di crescita della domanda mondiale di pc, in relazione al nuovo ciclo di sostituzione delle macchine delle grandi multinazionali e delle richieste dei mercati emergenti, sono previste a doppia cifra ecco che il successo di Apple nei tablet non costituisce, in buona sostanza, un problema poi così grande per Microsoft. Anche se i ricavi della divisione Windows sono in leggera flessione rispetto a un anno fa.

A preoccuparsi di più in una situazione che, oggi, vede le vendite dei pc essere al palo (anzi in calo nel confronto anno su anno) sono quindi altri autorevoli soggetti dell’industria dei computer. La rivoluzione in casa Acer può essere un segno evidente dell’effetto provocato dall’iPad sui produttori che hanno fatto leva sui netbook per guadagnare market share. Ma il discorso è ben più complesso. E si sviluppa intorno a questa domanda: nei tablet si sono buttati tutti ma per tutti non c’è posto (da dividersi c’è la fetta del 30% lasciata libera da Apple) e quindi la vera guerra per rimanere ai verici dell’industria del computing si farà su desktop e soprattutto notebook, i cui prezzi sono sempre e comunque in diminuzione.

Più che a Microsoft, dunque, l’exploit di Apple nei tablet ha creato problemi a chi si è trovato  nella condizione di doverla inseguirla, esattamente come avvenuto nei telefonini quando in scena subentrò l’iPhone, e deve bilanciare gli sforzi da destinare alle tavolette con quelli per mantenersi in auge nel business dei pc convenzionali. I nomi sono noti: Acer, Asus, Samsung, Hp, Dell, Lenovo e Toshiba. Quali di questi ha chiuso il primo trimestre 2011 in attivo alla voce pc venduti? Solo le ultime due.




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