22/03/2019 di Redazione

Il 5G sarà principalmente un affare cinese

Nel 2025 il Dragone sarà leader del settore con 460 milioni di utenze attive. L’anno scorso le reti mobili hanno generato il 5,5% del Pil del Paese. Mentre il presidente Xi Jinping arriva in Italia per firmare il memorandum sulla “Nuova via della seta”, l

immagine.jpg

Nel 2025 la Cina diventerà il mercato di riferimento per il 5G. Con 460 milioni di persone connesse alle reti di quinta generazione, il Paese del Dragone giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo delle nuove tecnologie di networking. I dati diffusi dalla Gsma, l’associazione globale degli operatori mobile, sottolineano come il mercato interno del colosso asiatico sarà superiore alla somma di quello europeo e statunitense. Nel 2025, infatti, nel Vecchio Continente saranno circa 205 milioni le persone che utilizzeranno dispositivi 5G. Negli Usa, invece, la cifra si fermerà a 187 milioni. Ma la Cina, almeno dal punto di vista quantitativo, è già oggi il leader indiscusso della telefonia mobile. Nel 2018 Gsma ha registrato 1,2 miliardi di utenze attive e il settore ha generato un giro d’affari di circa 680 miliardi di euro, pari al 5,5 per cento del Pil.

La “questione cinese” sta tenendo banco in queste ore anche in Italia: ieri il presidente Xi Jinping è sbarcato a Roma per una serie di incontri istituzionali ai massimi livelli nel nostro Paese. Il momento cruciale della visita della delegazione del Dragone è fissato per domani, con la firma del memorandum d’intesa sull’adesione italiana alla “Nuova via della seta”. Fra le questioni al centro dell’agenda c’è sicuramente anche il 5G.

Il governo guidato da Giuseppe Conte ha ribadito più volte che le nuove reti saranno escluse dal protocollo (che resta comunque non vincolante) e lo stesso Xi ha ricordato la firma del 2015 di un documento di cooperazione con l’Unione europea per lo sviluppo sicuro dei network di quinta generazione. “Farà da guida per l’intesa con l’Italia”, ha spiegato il numero uno cinese. Ieri è comunque giunto il monito dalla Ue, affinché gli Stati membri si dotino di “regole e certificazioni per evitare falle nella sicurezza delle infrastrutture digitali europee”.

“La settimana scorsa a Strasburgo, il Parlamento ha votato a larga maggioranza una risoluzione che esprime grande preoccupazione sulla possibilità che lo sviluppo del 5G sia affidato ad aziende cinesi”, ha affermato Antonio Tajani, presidente dell’europarlamento, nel suo intervento davanti a leader europei riuniti a Bruxelles. Anche il commissario per il mercato unico digitale, Andrus Ansip, ha chiesto al nostro Paese di valutare il “rischio sicurezza sullo sviluppo di reti 5G nell’ambito del memorandum con la Cina. Una cooperazione fruttuosa porta benefici a tutti, ma non bisogna dimenticarsi della cybersecurity”.

Palazzo Chigi, nel rispondere alle accuse di Bruxelles, ha ricordato come il 5G sia escluso dall’intesa preliminare con Pechino, ma starebbe comunque studiando una modalità per rafforzare il golden power, estendendo così le regole a tutela dell’interesse nazionale anche alla fase di acquisto delle tecnologie per le reti di quinta generazione.

 

ARTICOLI CORRELATI