Per molti produttori di dispositivi tecnologici l’India è ormai la nuova Cina. Apple, per esempio, ha “spinto” uno dei propri partner ad avviare un impianto nei pressi di Bangalore, che sarà operativo da aprile. Ma anche il potere della Mela dovrà fare i conti con chi quello sterminato Paese lo conosce già bene. E vi opera, con grande successo, da un paio di anni. Parliamo ad esempio di Xiaomi, Oem cinese che ieri ha annunciato un nuovo record: un fatturato che nel 2016 ha superato il miliardo di euro. Xiaomi è di fatto la prima azienda a superare questa cifra in un arco temporale così breve. La notizia è stata diffusa su Facebook direttamente dal responsabile delle operazioni in India, Manu Kumar Jain.
Durante il terzo trimestre del 2016 il gruppo cinese è diventato il terzo produttore di smartphone nel Paese, dopo aver consegnato circa due milioni di cellulari per un tasso di crescita del 150 per cento. Il Redmi Note 3, un dispositivo da 5,5 pollici venduto a partire da 150 dollari, ha superato 2,3 milioni di unità in sei mesi, diventando così lo smartphone più venduto di tutti i tempi sui canali online.
L’India, d’altro canto, rappresenta una vera e propria ancora di salvezza per Xiaomi: tra aprile e giugno dell’anno scorso la società ha registrato un calo sensibile delle vendite in madrepatria. Nel 2016 il Ceo dell’azienda, Lei Jun, aveva sottolineato come il mercato indiano fosse “estremamente importante” per la propria “strategia di globalizzazione”. “È diventata la nostra area principale dopo la Cina continentale”, aveva aggiunto l’amministratore delegato del gruppo.
L’obiettivo di Jun, rimarcato più volte, è quello di diventare il principale vendor di cellulari nel subcontinente. Con questo passo, reso possibile soprattutto da prezzi di vendita molto contenuti (uniti comunque a specifiche tecniche di buon livello), il traguardo potrebbe essere raggiunto presto.