21/09/2010 di Redazione

La Commissione dà le regole per la banda larga UE

La Commissione Europea ha emanato raccomandazioni alle Autorità Garanti dei 27 Paesi affinché sviluppino le proprie norme verso un mercato competitivo che porti la banda larga entro il 2013 e reti ultraveloci entro il 2020 nelle case degli europei. Tra 18

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La Commissione Europea si è scatenata sulla banda larga. In pochi minuti ieri sono stati emessi sei comunicati stampa che rimandano a una ancor più nutrita e corposa messe di documenti che hanno per oggetto riferimenti alla Agenda Digitale della UE e alle tappe che in essa sono state decise mesi fa e che ora trovano le prime indicazioni operative. (vedi anche La UE vuole una rete in fibra ottica aperta e neutra e anche Agenda Digitale Europea, l'ambizioso progetto UE)

Ricordiamo gli obiettivi della Commissione: entro il 2013 tutti i cittadini europei devono poter avere una copertura in banda larga. Entro il 2020 la banda deve essere di almeno 30 megabit al secondo e almeno il 50% delle famiglie deve avere un accesso a 100 migabit al secondo.

La situazione di partenza, ricordata dalla Commissione, è questa: la media di utilizzo della banda larga in Europa è del 24,8%, tra i più alti al mondo. Ma non si procede abbastanza in modo spedito. Infatti solo l'1% delle famiglie è raggiunta dalla fibra ottica a casa rispetto al 12% delle case giapponesi e al 15% di quelle coreane.

La stima della Commissione Europea è che per portare la fibra ottica nelle case europee entro il 2020 è d'un investimento tra 180 e 270 miliardi di euro.

Il grafo del network che collega le università europee


Da cui l'urgenza di darsi da fare sotto i tre aspetti principali in cui la Commissione ha suddiviso il tema:
- la questione della regolamentazione per l'accesso alla banda larga ossia, Next Generation Access Network

- l'allocazione dello spettro radio in modo che vi sia spazio sufficiente per portare la banda larga wireless lì dove non si può fare diversamente

- L'ottimizzazione dei soldi degli investimenti pubblici e privati per evitare sprechi e, contemporaneamente, ritorno dell'investimento a chi ci mette soldi.

Circa la regolamentazione la Commissione fornisce delle linee guida ai vari organismi regolatori nazionali affinché non vi siano assenze di regole o situazioni in cui gli ex operatori incumbent possano trarre vantaggi di posizione indebiti. Anzi, le Autorità devono favorire la nascita di mercati competitivi e senza distorsioni, suddividendo anche i rispettivi Paesi in aree geografiche dove si può sviluppare una competizione piena e quindi con minori necessità d'interventi regolatori rispetto ad aree dove nessun operatore da solo investirebbe. Nelle cosiddette aree a fallimento di mercato è necessario favorire con regole gli investimenti, magari con collaborazioni di coinvestimento pubblico-privato, così da garantire gli accessi a banda larga anche a questi cittadini svantaggiati.

La Commissione entra con le raccomandazioni anche nello specifico di alcune situazioni particolari: poiché si vuole che il mercato sia aperto alla concorrenza, come si è fatto con le reti in rame obbligando gli incumbent all'unbundling del local loop (la possibilità di disaggregare e accedere all'ultimo miglio), altrettanto si deve ipotizzare per la fibra. Deve esserci il diritto, da parte di un operatore terzo, a fruire della fibra esistente acquistando all'ingrosso dall'operatore proprietario della centrale la capacità trasmissiva che gli occorre per arrivare nelle case dei clienti, con tariffe agganciate ai costi. Insomma, un meccanismo di libero mercato che ricalca l'esperienza fatta sull'apertura al libero mercato delle reti in rame.

Per il wireless la Commissione chiede a Parlamento e Consiglio dei Ministri che studino un piano quinquennale per promuovere una gestione efficiente dello spettro radio così da garantire entro il 2013 vi sia spettro sufficiente per le comunicazioni a banda larga così da raggiungere con questo mezzo le aree svantaggiate.

Circa gli investimenti la Commissione chiede alle Autorità che si diano piani operativi per le reti veloci e ultraveloci con misure concrete di attuazione, suggerisce il coinvestimento come una possibile strada per ottimizzare gli investimenti, propone di utilizzare meglio e in modo mirato i fondi comunitari disponibili. L'80% dei costi sono dovuti alle infrastrutture di scavo delle trincee e interramento dei cavi: non ottimizzare a favore di tutti queste opere fisiche sarebbe delittuoso. La Commissione e la Banca Europea predisporranno anche strumenti finanziari specifici per il finanziamento della banda larga.

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