10/09/2015 di Redazione

La troppa diversità tiene Android Lollipop ancorato a quota 21%

Google ha diffuso i dati relativi alle installazioni del proprio sistema operativo sui dispositivi mobili. La versione 5.0 è presente sul 15,9% dei device, la 5.1 sul 5,1%. Una crescita molto lenta, considerato che l’os è stato lanciato a novembre 2014. L

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Android Lollipop cresce, ma molto lentamente. Un po’ come una piantina, paragone quanto mai adatto considerato che il colore del robottino-mascotte del sistema operativo è proprio il verde. Dopo dieci mesi dal suo lancio, avvenuto a novembre 2014, la piattaforma mobile di Google è ora presente in 21 dispositivi su cento, con dati così ripartiti: il 15,9% dei device “ospita” la versione 5.0, mentre il 5,1% la 5.1. In termini assoluti, si tratta di una crescita davvero modesta rispetto all’ultima rilevazione fornita da Big G, risalente all’inizio di agosto, che riportava un 18%. Il padrone assoluto della scena è ancora KitKat, con il 39,2% di installazioni operative. Segue poi JellyBean, con le versioni dalla 4.1.x alla 4.3, che totalizza il 31,8%. I dati sono registrati da Google in base agli accessi al Play Store da mobile negli ultimi sette giorni. L’ovvia domanda che scatta in automatico è la seguente: come è possibile che le nuove release di Android impieghino così tanto tempo a diffondersi sui dispositivi?

La risposta è da cercare nella miriade di device che utilizzano il sistema operativo di Big G: attualmente si tratta di diverse centinaia di smartphone e tablet, realizzati da produttori differenti in tutto il mondo. E questo non fa altro che complicare le cose. Per capire meglio le difficoltà che incontra Android sul proprio cammino, è bene fare un paragone con il secondo ecosistema mobile più diffuso, vale a dire iOs.

La vita per Apple è molto semplice: attualmente, il sistema operativo di Cupertino è “ospitato” soltanto in tre classi di device differenti, iPhone, iPad e iPod Touch. Tralasciando il discorso legato ai modelli più o meno recenti, si capisce come l’adattamento di iOs per i vari dispositivi sia decisamente più immediato. Atterrando sul pianeta Android, invece, la matassa si ingarbuglia. La prassi è la seguente: Google sviluppa ed effettua i test su un nuovo aggiornamento della piattaforma. La palla passa poi ai produttori di smartphone e tablet, che sperimentano la novità sui propri device.

E ogni azienda ha tempi e modalità differenti e può scegliere quali tipologie di dispositivi “rifornire” del nuovo Android. Finito? No, perché a questo punto entra in gioco anche l’operatore telefonico, che effettua a sua volta ulteriori test e, finalmente, rende disponibile l’update ai propri clienti. Apple, quindi, è in grado di controllare l’intero processo dell’aggiornamento, dallo studio iniziale alla release. Google invece no, rendendo più difficile anche la vita agli sviluppatori di applicazioni, che si trovano a dover fare i conti con una selva di versioni a dir poco intricata.

 

Android Marshmallow 6.0 è il nuovo os mobile di Google, atteso a breve

 

E cosa succederà a breve, quando Big G rilascerà Android Marshmallow, ovverosia “l’edizione” 6.0 del proprio sistema operativo? Atteso tra poche settimane, l’upgrade includerà nuove funzionalità come una gestione rinnovata dei permessi e un’applicazione per facilitare la lettura delle impronte digitali sul dispositivo. Intanto, a metà agosto Google ha già pubblicato una Developer Preview, il software development kit e ha fatto sapere che le applicazioni, per essere compatibili con Marshmallow, dovranno includere le Api di livello 23. Quanto impiegherà a entrare nel cuore degli utenti questo cilindretto di zucchero?

 

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