03/10/2017 di Redazione

Android Oreo è stato gustato finora da pochissime persone

L’ultima versione del sistema operativo compare finalmente nelle statistiche di Google, ma è installata soltanto nello 0,2% dei dispositivi. Al primo posto resiste Marshmallow (32%), seguita da Lollipop (27,7%), anche se entrambe le release perdono un po’

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Oreo fa la sua comparsa ufficiale nelle statistiche di Android. Google ha aggiornato i dati di diffusione delle versioni del proprio sistema operativo mobile, con le statistiche di accesso al Play Store fra il 25 settembre e il 2 ottobre, e la major release resa disponibile ad agosto è presente nello 0,2 per cento dei dispositivi. Un numero ovviamente irrisorio, soprattutto se confrontato con la rapidità di adozione di iOs 11: pubblicato il 20 settembre, a distanza di 24 ore l’aggiornamento era già stato scaricato sul 13,4 per cento degli iPhone. La versione più diffusa dell’ecosistema del robottino verde è ancora Marshmallow, installata sul 32 per cento dei device Android. Seguono poi Lollipop (27,7 per cento) e Nougat (17,8 per cento). Rispetto all’ultima rilevazione dell’11 settembre le cifre sono cambiate poco.

Marshmallow ha ceduto lo 0,2 per cento e Lollipo l’1,1 per cento, mentre Nougat ha guadagnato due punti percentuali. Una frammentazione che è da sempre il limite maggiore di Android, causata dall’elevato numero di produttori hardware che supportano il sistema operativo. Ma le cose, almeno secondo i piani di Google, potrebbero cambiare. A maggio Big G ha svelato Project Treble, che rappresenta un nuovo approccio modulare al problema della lentezza di rilascio degli aggiornamenti.

 

Fonte: Google

 

L’obiettivo del colosso di Mountain View è quello di separare in modo netto il cuore di Android dalle personalizzazioni che i partner Oem integrano nella piattaforma. Modifiche che, insieme al lavoro portato avanti dai produttori di chip (come Qualcomm), impediscono cicli di update rapidi. Con Project Treble, invece, l’interfaccia viene validata dalle verifiche condotte sulla Vendor Test Suite e Google in parallelo può dedicarsi all’aggiornamento del codice del sistema. Creando così un processo virtuoso.

 

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