30/03/2020 di Redazione

Car sharing, quale futuro dopo il coronavirus?

La sospensione del car pooling e i servizi gratuiti per il personale medico sono due tra gli effetti immediati della pandemia sul settore dei trasporti cittadini. Ma ci aspettano altri cambiamenti di lungo periodo.

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Il 2020, nelle previsioni di molti vendor di tecnologia e analisti, avrebbe dovuto essere l’anno in cui molti dei sogni del 5G si sarebbero trasformati in realtà. Fra le molte applicazioni innovative rese possibili dalle reti mobili di quinta generazione, quelle di mobilità smart occupano un posto di particolare rilevanza dal punto di vista della trasformazione della società attuale verso stili di vita più ecosostenibili. Almeno dal punto di vista teorico, perché nel concetto di smart city (di cui la smart mobility è fondamentale tassello) è inclusa l’idea di metropoli più ordinate, controllate, salubri. Le smart city sono il futuro che abbiamo bisogno di immaginare, oggi più che mai. Ma nel concreto, di quanto dovrà rallentare l’evoluzione della smart mobility nei prossimi mesi e anni?

Fino a poco tempo fa le strade di molte città europee (e italiane, su tutte Milano e Torino) erano un brulicare di automobili, biciclette, scooter e monopattini elettrici, che - prenotati via app - permettevano di spostarsi tra casa, lavoro e luoghi di svago a costi ragionevoli, senza problemi di parcheggio. Poi, come tutti sappiamo, il coronavirus da questione cinese è diventato un dramma mondiale dai profondi impatti sulla salute delle persone, sul lavoro, sull’economia e - non secondariamente - sulla libertà di viaggi e spostamenti. I sogni della mobilità smart che fa leva su smartphone, app e reti 5G sono stati bruscamente interrotti, ma non annullati.

Certo, oggi non è il momento del car pooling, che anzi rappresenta l’antitesi dell’esigenza di distanziamento interpersonale. Ma proprio nelle drammatiche settimane di marzo la mobilità smart e condivisa ha scoperto di poter svolgere una funzione “sociale”: a Roma, per esempio, la sindaca Virginia Raggi ha chiesto che un centinaio di veicoli del car sharing comunale fossero messe a disposizione gratuitamente dei medici impegnati nei cinque “Covid Hospital” e nei reparti di terapia intensiva degli altri nosocomi. Il provvedimento, inizialmente valido fino al 3 aprile, ha permesso di tamponare il problema del fermo dei mezzi pubblici dopo le ore 21 per chi è stato costretto a turni di lavoro lunghissimi, oltre che difficili.

Aniasa, l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, ha fatto sapere che in seguito ai decreti del presidente del Consiglio le società di autonoleggio (car sharing incluso) attive in Italia hanno “rafforzato ulteriormente le procedure che garantiscono l’igienizzazione dell’abitacolo tra un noleggio e l’altro”. In generale, un po’ ovunque e non solo nell’ambito dei trasporti, è presumibile che una maggiore attenzione all’igiene e alla sanificazione delle superfici debba diventare la norma anche una volta superata la vera e propria fase di emergenza covid-19. 


Nella difficoltà di fare previsioni a lungo termine, gli analisti di Strategy Analytics hanno tracciato alcune probabili tendenze attese su scala globale. Per un virus che si diffonde anche attraverso le superfici, spazi come le pulsantiere degli sportelli Atm e i terminali Point-of-sale per il pagamento con carta di credito e bancomat sono un terreno fertile, e gli schermi tattili dei navigatori delle auto a noleggio lo sono altrettanto. “I touchscreen pubblici”, ipotizzano gli analisti, “in contesti come i veicoli condivisi, le auto a noleggio, i chioschi self-service, eccetera, potrebbero diventare meno desiderabili, poiché visti dai consumatori come un rischio per la salute”.


Si prospettano, dunque, diversi possibili cambiamenti di lungo periodo: schermi touch dotati di sistemi “autopulenti” o di pellicole di protezione usa e getta, e allo stesso tempo la creazione di nuove interfacce basate non sul tocco bensì sull’interazione vocale o gestuale. In ogni caso, nel campo degli spostamenti e dei trasporti non rinunceremo alla tecnologia digitale, che anzi permetterà di definire le modalità di relazione della nuova società in cui dovremo imparare a vivere.

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