07/06/2019 di Redazione

Car sharing, trampolino di lancio della mobilità “smart” anche in Italia

I servizi di trasporto alternativi all’automobile di proprietà crescono e si diversificano, anche nel nostro Paese: oltre 1,8 milioni di italiani di utilizzano. Ma siamo appena agli inizi.

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La mobilità condivisa è oggi un’opportunità fondamentale per lo sviluppo di un nuovo modello di società. Le città italiane, le grandi metropoli soprattutto, soffrono di eccessivo inquinamento e congestione legati all’utilizzo dei mezzi privati, soprattutto dove l’offerta di servizi di trasporto pubblico non è adeguata. Ma oltre all’auto di proprietà le persone possono oggi fruire di molteplici alternative: non solo il trasporto pubblico di massa, ma anche soluzioni molto personalizzate, come il ride-sharing, il car-pooling il car-sharing. Quest’ultima possibilità, ossia quella di prelevare in autonomia un’auto di un operatore di car sharing reperendola tramite app e pagandola in base al tempo di utilizzo, è già oggi disponibile in almeno quattro modalità, come riporta l’Osservatorio Nazionale sulla Shared Mobility:

 

A stazione fissa o station-based: i veicoli sono parcheggiati in apposite aree o stazioni. La riconsegna del veicolo può avvenire nella stessa stazione di prelievo (si parla in questo caso di servizio “round trip”) oppure in una stazione diversa (“one-way”).

Free-floating: il servizio “a flusso libero” prevede che le vetture possano essere prelevate e depositate liberamente all’interno di un’area predefinita. Poiché le vetture sono dotate di Gps e localizzate dai clienti tramite app, la possibilità di ottenere un’auto quando serve risulta facilitata.

Peer2peer: si parla in questo caso di un car-sharing non fornito da un operatore proprietario delle vetture, ma piuttosto abilitato da scambi tra privati (peer-to-peer, appunto) che condividono i veicoli di loro proprietà con altri utenti. Una metafora molto usata per descrivere questa modalità è “Airbnb delle auto”.

Car-sharing di comunità: un servizio rivolto a specifici insiemi di utenti, a complessi residenziali, università o aziende.

 

Le prospettive future per questi servizi sono molto buone: la mobilità condivisa potrebbe diventare presto un’esperienza di viaggio comune. Secondo una recente ricerca internazionale di Ipsos (“The Future of Mobility - Shared Mobility”), l’uso delle auto private si è ridotto nella popolazione a un valore medio di 63 minuti al giorno. In media, per il 96% del tempo le vetture di proprietà restano ferme, inutilizzate. Questa consapevolezza porterà sempre più persone a convincersi della possibilità di fare a meno del veicolo di proprietà, e ricorrendo ad altri servizi come opzione più economica ed efficiente. Guardando alla propensione delle persone alla shared mobility, si nota tra l’altro che l’Italia ha una percentuale molto elevata di persone (49%) propense a credere che questa forma di mobilità possa presto sostituire l’auto di proprietà.

 

In anni recenti, sono stati gli stessi costruttori di automobili a investire in servizi di car sharing, considerandoli uno dei pilastri fondamentali della propria strategia per la mobilità del futuro. Tant’è che sono di proprietà di case automobilistiche varie società di car sharing, come Maven, Car2Go, DriveNow (oggi confluite in un’unica società, Share Now, che si qualifica quindi come maggiore fornitore di servizi di condivisione dell’auto al mondo). Oggi in Europa meno dell'1% degli spostamenti è effettuato con servizi di mobilità condivisa, ma l’analisi “Five trends transforming the Automotive Industry” di PwC prevede che la quota possa arrivare al 10% del chilometraggio percorso entro la seconda metà del 2020 e al 35% entro il 2030.

 

 

Nel nostro Paese, secondo quanto riporta lo studio di Aniasa “La mobilità condivisa e sostenibile in Italia”, è sempre più spinta la transizione dalla proprietà all’uso dei veicoli. Nel 2018 la flotta della smart mobility in noleggio o in condivisione sulle strade italiane ha superato quota un milione: ogni giorno per ragioni di business e turismo oltre 900.000 persone utilizzano i servizi del noleggio a lungo termine, 130.000 quelli del noleggio a breve termine e 33.000 il car sharing. La shared mobility è in continua crescita in Italia: nel 2018, sempre secondo il Rapporto Aniasa:

 

Il numero degli iscritti a questi servizi è prossimo a quota 1,8 milioni.

A fronte di una flotta stabile a 6.600 unità, il numero di noleggi è salito di circa il 27% rispetto al 2017, raggiungendo quasi i 12 milioni di contratti.

Milano e Roma si confermano regine dell’auto condivisa con 9,5 milioni di noleggi, oltre l’80% del totale.

Chi oggi ricorre allo sharing lo fa per necessità di lavoro o ricreative, tutti i giorni della settimana e nelle diverse fasce orarie, con un picco di utilizzo nella fascia preserale (16-19).

L’utente medio è uomo (63% del totale, ma si registra un progressivo aumento del pubblico femminile) e ha poco più di 35 anni.

 

Nonostante i numerosi vantaggi offerti dalla shared mobility (nessun costo di acquisto e di mantenimento del veicolo, risparmio rispetto ad altri mezzi come i taxi, grande varietà di veicoli, sostenibilità ambientale) questa scelta è ancora lontana dall’essere comune. A oggi, solo il 2% dei proprietari di auto l’ha provato, percentuale che sale al 4% tra chi non possiede un veicolo. Tra le barriere principali che ne limitano la diffusione figurano:

 

La limitata conoscenza del servizio, soprattutto in fasce di popolazione più tradizionali nelle scelte di trasporto.

La difficoltà di trovare un veicolo in car-sharing quando servirebbe (tema che fa presupporre la necessità di un mercato più maturo dell’attuale).

La scomodità, per il car-sharing a stazione fissa, di riportare il veicolo nella posizione richiesta.

 

Momento di incontro esclusivo per questi Player del mercato sarà l’appuntamento annuale a partecipazione gratuita di The Innovation Group, il “Connected Mobility Summit 2019”, in programma a Milano il 13 giugno.

 

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