Covid-19, la stampa 3D fa il miracolo per mascherine e respiratori
Aziende come Elmec e progetti open source stanno offrendo risposte efficaci al problema della manca di strumentazione per i reparti di terapia intensiva e di mascherine per il personale sanitario.
Pubblicato il 26 marzo 2020

L’emergenza coronavirus si affronta anche con la tecnologia, e in particolare con la stampa 3D. Quando, qualche anno fa, il printing a tre dimensioni era la tecnologia più chiacchierata e più esibita nelle fiere di settore, non potevamo immaginare che un giorno sarebbe diventata preziosa per fronteggiare una pandemia come quella del covid-19, che ha colto impreparati molti sistemi sanitari nazionali (quello italiano, innanzitutto). Ora si è cominciato a comprendere che la stampa 3D può giocare un ruolo importante nella creazione di componenti, sopperendo alle carenze di una filiera che in Italia non esiste o non riesce a supportare il livello inedito della domanda.
Un esempio ci viene da Elmec 3D, la divisione dedicata alla manifattura additiva di Elmec Informatica, azienda di Brunello (Varese): è opera sua il progetto e la realizzazione di una maschera in poliuretano termoplastico (Tpu), stampata con una macchina HP Jet Fusion 5200. Il Tpu è stato scelto per le sue caratteristiche di elasticità, biocompatibilità e resistenza agli agenti chimici, fatto importante per poter sottoporre la maschera a diversi cicli di sterilizzazione.
Elmec 3D ha realizzato per l’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio un primo modello, attualmente in fase di test nel reparto di rianimazione. I suggerimenti dei medici che la stanno sperimentando consentiranno a Elmec di realizzare un secondo modello riveduto e corretto, in particolare per quanto riguarda la capacità della maschera di adattarsi al volto di chi la indossa. Ma le ambizioni sono più ampie: l’azienda varesina sta collaborando con Thinking Additive (iniziativa di ricerca & sviluppo con base a Londra, ma guidata dall’italiano Marco Cavallaro) e con FabLab Opendot (laboratorio di prototipazione nato nel 2014) per realizzare congiuntamente delle mascherine dotate di filtri antivirali, efficaci per la protezione contro il coronavirus.
Molto ha già fatto parlare di sé la trasformazione della maschera da snorkeling EasyBreath, distribuita da Decathlon, in un respiratore che può aiutare i pazienti affetti da covid-19 in forma acuta. Si può dire che sia stato un lavoro di squadra, svolto peraltro a titolo gratuito: Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, si è coordinato con la bresciana Issinova per definire il progetto, mentre l’azienda comasca 3DP World ha realizzato le componenti necessarie (elementi di raccordo che fungono da valvola) con le proprie stampanti a tre dimensioni.
Anche Decathlon ha fatto la sua parte, fornendo agli stampatori il disegno CAD della maschera da snorkeling. Il progetto delle valvole è stato brevettato da Issinova, ma depositato come open source e dunque liberamente accessibile a chiunque. Ora, come riportato da Varesenews, alcuni esemplari di questi peculiari respiratori sono già entrati in funzione in tre ospedali, a Como e a Erba.
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