15/10/2020 di Redazione

Da Anitec-Assinform il 1° Rapporto su Ricerca e Innovazione ICT

Realizzato in collaborazione con l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea, evidenzia che le imprese investono in questo ambito (anno 2018) 2,6 miliardi di euro. Si tratta di un dato in crescita, ma è ancora molto al di sotto della media europea.

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Gli investimenti in Ricerca, Sviluppo e Innovazione (R&S&I) digitale nel settore ICT sono in aumento e attraggono risorse dall’estero, ma sono ancora molto inferiori al potenziale del nostro paese e pesano sul Pil poco più della metà della media Unione Europea. Infatti, secondo il “1° Rapporto sulla Ricerca e Innovazione ICT in Italia” di Anitec-Assinform, realizzato in collaborazione con l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (Apre), le imprese dell’Information & Communication Technology hanno investito (anno 2018) 2,6 miliardi di euro in Ricerca e Innovazione (R&I): si tratta di un dato in crescita ma è ancora molto al di sotto della media europea e, anche se il 2019 confermerà il trend positivo, per il 2020 rischiano di pesare gli effetti della crisi sanitaria.

“I programmi di rilancio di cui si discute oggi, sulla base del Recovery Plan che adotterà l’Unione Europea, assegnano un ruolo centrale al digitale e accentuano la priorità di rafforzare gli investimenti in R&S&I Ict, puntando su una solida collaborazione tra istituzioni pubbliche e attori privati con l’obiettivo di mantenere il passo con i paesi guida. Di più vuol dire, aumentare sensibilmente le risorse”, commenta Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform. “Meglio vuol dire concentrare risorse ed energie su ambiti dove maggiori sono le possibilità di sviluppare massa critica e consolidare ecosistemi tecnologici di rilevanza almeno europea. Serve una strategia più ambiziosa per la R&S&I Ict, che valuti costantemente obiettivi, percorsi e orienti gli incentivi alle maggiori potenzialità”.

Secondo lo studio, con un investimento complessivo in R&S&I di 2,6 miliardi di euro nel 2018 (+6,4% sul 2017), il settore Ict ha confermato tutto il suo peso sulla spesa complessiva sostenuta dalle aziende in questo ambito. All’interno del settore, per la prima volta almeno la metà della spesa è stata sostenuta dalle imprese di software e servizi IT (informatica) con un incremento netto del 10% dell’investimento. Sono cresciuti anche, ma meno che in passato, gli investimenti in R&S&I dei produttori di computer e apparati (+4,8%), mentre sono risultati sostanzialmente statici quelli dei servizi di telecomunicazione (+0,3%).

La quota maggiore della spesa complessiva in R&S&I Ict (86% nel 2018) in Italia è stata autofinanziata dalle stesse imprese Ict, che confermano anche come il comparto, più che in altri settori, sia in grado di attrarre capitali dall’estero. I valori espressi dagli investimenti in Ricerca, Sviluppo e Innovazione sono ancora solo il 12% del totale dei finanziamenti internazionali in questo ambito e presentano valori e proporzioni inferiori (0,15% rispetto al Pil) a quelli raggiunti in Germania e nella Unione Europea (0,21% e 0,22% rispettivamente). Lo shock economico conseguente all’emergenza Covid-19 rischia di rallentare il ricupero e di aggravare il gap con gli altri paesi guida.

Il personale R&S&I e i ricercatori in unità nelle imprese del settore Ict sono aumentati, rispettivamente, del 13,1 e del 20,6 per cento. La crescita più elevata è stata nelle aziende di software e servizi IT, mentre si è registrata una contrazione nei servizi di telecomunicazione. Nonostante i progressi, l’Italia ha ancora un numero di ricercatori proporzionalmente inferiore a quello dei principali partner scientifici, tecnologici e commerciali.

 

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