14/03/2018 di Redazione

Da Bose gli occhiali smart che invece di vedere “parlano”

La società specializzata in sistemi audio ha presentato un prototipo di visore, in tutto simile a degli occhiali da sole, che trasmette a chi li indossa messaggi vocali e musica. Ma non manca la realtà aumentata.

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Potrebbero essere un semplice, per quanto sfizioso, gadget per amanti della musica e dell'hi-tech: i nuovi occhiali “intelligenti” di Bose, ancora un prototipo, si distinguono dal panorama degli smart glasses perché puntano sul canale audio, più che sul video. Sull'udito invece che sulla vista. Coerentemente con la storia e con il posizionamento del marchio statunitense, noto per i suoi pregiati altoparlanti e altri sistemi audio, questo oggetto può servire innanzitutto a riprodurre musica.

 

Non ci sono, dunque, fotocamere integrate né display che mostrano immagini digitali secondo la logica della realtà aumentata, come accade con i Google Glass, gli Hololens di Microsoft o i nuovi dynaedge di Toshiba. Nelle stanghette si nascondono invece due piccoli altoparlanti direzionali che inviano i suoni direttamente nelle orecchie dell'utente, senza necessità di alcun auricolare e senza che le onde sonore si disperdano altrove o siano udite da chi è nei paraggi.

 

Dal punto di vista estetico, questo accessorio tecnologico potrebbe sembrare un normale modello di occhiali da sole, se non fosse per le stanghette piuttosto larghe ed evidenti sul volto. E si può forse sperare che, uscendo dalla fase prototipale, l'accessorio indossabile perfezioni e alleggerisca un po' il proprio design. Qualche punto in comune con il restante panorama degli smart glass, tuttavia, c'è: anche la proposta di Bose realizza esperienze di realtà aumentata, attraverso sensori di movimento che registrano i movimenti della testa e attraverso un collegamento al Gps di uno smartphone associato, che segnala la posizione dell'utente nello spazio.

 

Questo può servire a inviare all'orecchio informazioni (o, perché no, musica) coerenti con ciò che vede in un certo momento: da qui il concetto di realtà aumentata “uditiva”. Si possono trasmettere comandi al dispositivo tramite movimenti della testa, voce o interazione tattile sulle stanghette degli occhiali. Potrebbe essere interessante, inoltre, immaginare l'uso di una tecnologia come questa come supporto a persone non vedenti. Molto dipenderà dall'inventiva degli sviluppatori, i quali nel corso dell'estate potranno mettere le mani sull'Sdk (facendo richiesta fin da ora) e su una prima versione degli occhiali smart, mentre resta l'incognita sul possibile prezzo al consumatore finale.

 

 

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