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Emc mette il cappello su tutte le tipologie di dati

Il colosso statunitense sta cercando di trasformare le tecnologie di enterprise content management per portare le aziende nella nuova era digitale. Le soluzioni chiave sono la piattaforma Infoarchive 4.0 e la suite di applicazioni Leap.

Pubblicato il 29 giugno 2016 da Alessandro Andriolo

Dati e applicazioni da gestire si fanno sempre più numerosi. E le norme che disciplinano settori strettamente regolamentati, come quello bancario, diventano ancor più stringenti per assicurare la conformità delle stesse informazioni. Lo scenario dell’enterprise content management (Ecm) sta quindi subendo mutamenti profondi e le aziende devono essere in grado di affrontarli a testa alta, per riuscire a fare leva su quantità di dati enormi, contenuti spesso nelle applicazioni di produzione (critiche), ma anche nei sistemi legacy. Ai primi di maggio Emc, durante il proprio evento mondiale di Las Vegas, ha svelato Infoarchive 4.0, una piattaforma unificata e scalabile di livello enterprise che fornisce visibilità sulle fonti di dati, strutturati e non strutturati, e sulle relative dipendenze. Il tutto in un’architettura unica, eliminando le infrastrutture a silos di soluzioni precedenti.

“Molto spesso le aziende tendono a ‘smantellare’ le applicazioni e archiviano dati solo per i posteri, lasciando risorse inutilizzate con costi evidenti, in quanto si tratta spesso di migliaia di applicativi, non di decine”, spiega a Ictbusiness.it Chris McLaughlin, chief marketing officer, Enterprise Content Division di Emc. “Il nostro obiettivo è aiutare le imprese a prendere queste informazioni e a inserirle in ambienti moderni e conformi, oltre che a chiudere definitivamente i conti con il passato. Questo significa nessun costo di infrastruttura né di mantenimento, oltre a competenze ridotte al minimo”.

Il colosso statunitense segue un approccio di tipo “Un-Ecm”, vale a dire rendere la gestione dei contenuti sempre meno simile al passato, perché la trasformazione digitale in atto non permette di seguire gli stessi paradigmi di un tempo. “I sistemi Ecm tradizionali sono progettato attorno a un singolo repository on-premise, monolitico: bisogna trovare risposte che vadano oltre”, aggiunge McLaughlin. “Oggi non è più pensabile organizzare una piattaforma di questo genere. Innanzitutto c’è il cloud, che permette di pagare solo in base a quello che serve. Inoltre gli utenti vogliono un accesso ai dati in mobilità, con servizi facili da utilizzare”.

La semplicità è quindi al cuore di Leap, suite di applicativi cloud-native svelata da Emc lo scorso mese, che abilita un Ecm di grado enterprise affiancato però a un’esperienza utente la più intuitiva possibile. Ogni modulo è “purpose built”, nel senso che è stato progettato in modo specifico per assolvere un singolo compito in modo diretto e semplice. Leap Snap, per esempio, permette di acquisire contenuti analogici non strutturati, trasformandoli in informazioni aziendali digitali utilizzabili.

 

Chris McLaughlin, chief marketing officer, Enterprise Content Division di Emc

 

Alla base dell’applicazione si trova una tecnologia di riconoscimento avanzato, che permette di acquisire, classificare e organizzare in modo automatico i documenti in tempo reale. “Un esempio di app semplice, come ne possono esistere altre, ma pensata per l’utilizzo in campo enterprise e per integrarsi con gli altri sistemi dell’organizzazione”, sottolinea McLaughlin. Senza però rinunciare alla sicurezza.

“I dati devono essere sempre protetti anche in fase di transizione”, chiarisce il manager di Emc. “Anche da e verso repository di terze parti con cui i nostri strumenti sono in grado di collegarsi, senza nessun rischio di lock-in. Con Infoarchive 4.0 si possono impostare policy di retention differenti su singole informazioni all’interno di un dataset, cosa non ottenibile oggi con la maggior parte delle soluzioni di archiviazione”.

Infoarchive 4.0 porta con sé una nuova interfaccia drag and drop e permette di “raccogliere” dati strutturati e non strutturati sotto forma, per esempio, di transazioni finanziarie, testi, email, comunicazioni via voce, video, pagine Web e molto altro. Tutto in un posto unico, in un singolo record consolidato e conforme alle norme.

Ovviamente, soluzioni di questo genere funzionano al meglio con l’infrastruttura dedicata alla gestione dello storage di Emc, core business del colosso statunitense. “Ma il nostro obiettivo è avvicinarci il più possibile al percorso di digitalizzazione delle aziende, aprendoci anche ad altri repository come quelli realizzati con tecnologie Ibm, Opentext, Box, Sharepoint. Vogliamo che i nostri strumenti siano in grado di collegarsi e di lavorare con questi repository”, chiarisce McLaughlin.

 

Le applicazioni cloud-native della suite Emc Leap

 

E il modello di vendita basato sulla capacità utilizzabile rende Infoarchive 4.0 adatto anche alle piccole e medie imprese, le quali “stanno capendo l’importanza di soluzioni Ecm affidabili e di facile utilizzo. L’espansione continua del cloud farà il resto, portando nel prossimo futuro alla creazione di sistemi di archiviazione”, basati sulla nuvola, conclude McLaughlin, con nuove opportunità anche per il canale, con cui la Enterprise Content Division di Emc genera oggi circa il 50 per cento del proprio business.

 

Tag: mercati, emc, ecm, enterprise content management, Infoarchive 4.0, Leap

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