Europa avanti sul Chips Act, ma serviranno più fondi
Il Parlamento Europeo ha approvato alcuni emendamenti. Si punta su centri di competenza, collaborazione internazionale e, se serve, misure di emergenza.
Pubblicato il 25 gennaio 2023 da Redazione

Passi avanti per lo European Chips Act, il piano di investimenti da 43 miliardi di euro teso a concentrare nel Vecchio Continente, entro il 2030, almeno il 20% della produzione mondiale di semiconduttori. I lockdown del 2020, estesi a intermittenza ancora fino al 2022 in contesti come quello cinese, le tensioni della geopolitica e l’eccessiva dipendenza da Taiwan hanno fatto emergere negli ultimi anni l’esigenza di delocalizzare la produzione. Dunque lo European Chips Act vuol essere non solo un incentivo per l’economia e per le aziende coinvolte nella filiera del silicio, ma anche una misura di protezione e resilienza per le aziende utenti e per il mercato.
A quasi un anno dal voto favorevole della Commissione Europea, la commissione Industria ed Energia del Parlamento Europeo ha approvato il proprio testo negoziale con 67 voti favorevoli, quattro astenuti e un contrario. Il testo approvato riporta alcuni emendamenti al Chips Act di partenza, tesi a rafforzare la posizione delle aziende europee nel campo dei semiconduttori di prossima generazione e nel calcolo quantistico.
Dovrà essere creata una rete di centri di competenza per colmare le attuali lacune e attrarre nuovi talenti esperti di ricerca, progettazione e produzione di semiconduttori. Inoltre l’Europa dovrà supportare le iniziative tese ad attrarre investimenti e ad ampliare la capacità produttiva.
Il testo uscito dal Parlamento introduce anche misure per la risposta a future carenze di componenti. Dovrà essere creato un “meccanismo di risposta alla crisi” e la Commissione dovrà definire gli indicatori di rischio per la catena di fornitura e gli indicatori early warning che dovranno far scattare l’allerta. Se questo dovesse succedere, la Commissione potrà adottare misure di emergenza come il dare priorità ad alcune categorie di prodotto più colpite dalla mancanza di componenti.
I parlamentari sottolineano che è necessario fare una mappatura della supply chain per identificare i potenziali colli di bottiglia. Ma sottolineano anche l’importanza della cooperazione internazionale con Paesi come Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Taiwan. In caso di futuri turbamenti della supply chain, la Commissione dovrà avviare delle “iniziative diplomatiche per i chip”.
In una votazione separata il Parlamento ha anche approvato a larghissima maggioranza (68 sì, nessun no e quattro astensioni) la proposta chiamata Chips Joint Undertaking, che prevede di aumentare gli investimenti in progetti europei di ricerca, sviluppo e innovazione per i semiconduttori. Un ulteriore obiettivo è permettere lo sviluppo di tecnologie al silicio all’avanguardia e di prossima generazione. Per tutto questo serviranno sia fondi nuovi sia una riallocazione di alcune risorse del piano Horizon Europe.
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