Un intervento chirurgico può essere una sfida complessa, ma grazie alla tecnologia la precisione diventa sempre più una certezza. A dimostrarlo è il progetto sviluppato all’interno dello Spoke 2 di RAISE, l’ecosistema per l’innovazione finanziato dal PNRR, dove scienza medica e intelligenza artificiale si incontrano per rivoluzionare la pratica operatoria. Il cuore dell’iniziativa è la ricostruzione tridimensionale degli organi a partire da immagini radiologiche, una tecnica già adottata in ambito clinico dall’Ospedale Policlinico San Martino di Genova.
Guidato dal professor Paolo Traverso, il progetto ha dato vita a un sistema avanzato di navigazione intracorporea che permette ai chirurghi di muoversi con maggiore consapevolezza all’interno del corpo umano. Le ricostruzioni 3D, ottenute elaborando TAC e altre immagini diagnostiche, si trasformano in modelli digitali estremamente fedeli, capaci di riprodurre organi, vene, arterie e strutture interne del paziente.
Non si tratta solo di visualizzazioni statiche: durante gli interventi, i modelli tridimensionali vengono proiettati in sala operatoria e integrati con i robot chirurgici, creando una mappa virtuale sincronizzata con il corpo reale. In alcuni casi, le immagini olografiche vengono sovrapposte al campo operatorio per aumentare il controllo visivo e ridurre al minimo gli errori.
Dall’urologia oncologica al futuro della medicina personalizzata
L’approccio è stato già sperimentato su oltre 250 pazienti, con risultati tangibili in termini di efficacia e sicurezza. La sperimentazione, avviata nel 2020 e portata avanti in collaborazione con il DISC e il DIBRIS dell’Università di Genova e con la Clinica Urologica diretta dal professor Carlo Terrone, ha dimostrato il valore delle ricostruzioni 3D sia nella fase preoperatoria sia durante l’intervento.
“Oggi portiamo le ricostruzioni direttamente in sala operatoria”, ha dichiarato Traverso. “Il prossimo passo sarà la sincronizzazione automatica tra immagini e movimenti del chirurgo, per una navigazione completamente dinamica”. Un’evoluzione resa possibile grazie ai fondi del PNRR e all’impegno del team di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT).
Oltre alla chirurgia robotica, la tecnologia si dimostra utile anche nella ricostruzione fisica di strutture anatomiche danneggiate, come porzioni ossee compromesse da tumori o incidenti. I modelli digitali possono infatti essere utilizzati per produrre frammenti mancanti tramite stampa 3D, con risultati più precisi e personalizzati rispetto alle tecniche tradizionali.
Il contributo di RAISE all’innovazione sanitaria
Il progetto si inserisce nel quadro più ampio dell’ecosistema RAISE – Robotics and AI for Socio-economic Empowerment, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con l’obiettivo di creare nuove sinergie tra ricerca, imprese e territorio. Coordinato da Università di Genova, CNR e IIT, RAISE coinvolge 25 partner e si articola in cinque ambiti strategici, tra cui quello dedicato all’assistenza sanitaria evoluta.
Secondo Lorenzo De Michieli, coordinatore dello Spoke 2: “L’applicazione della ricostruzione tridimensionale alla chirurgia robotica rappresenta un esempio concreto dell’impatto che l’intelligenza artificiale può avere nella sanità. Non si tratta solo di sperimentazione, ma di un reale salto di qualità nella cura del paziente”.
L’esperienza dell’Ospedale San Martino dimostra come la collaborazione tra medici, ricercatori e ingegneri possa tradursi in un trasferimento tecnologico efficace, destinato a estendersi ad altri ambiti della medicina. Un esempio virtuoso di come il PNRR, se ben indirizzato, possa fare la differenza.