15/10/2021 di Redazione

Fra cloud ibrido e edge computing si delinea il futuro di Google

L’evento Next ‘21 è stato teatro di numerosi aggiornamenti, a partire dall’offerta Distributed Cloud, che induce a una volontà di adeguamento alle esigenze di sovranità continentale. Novità anche per Workspace e nella sicurezza.

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Essere hyperscaler porta dei vantaggi competitivi, ma le esigenze di sovranità molto forti soprattutto in Europa non possono essere ignorate nemmeno da un gigante come Google. L’evento Next ‘21 ha posto l’accento sul tema e lo stesso Ceo, Thomas Kurian, vi si è soffermato per rimarcare come l’azienda sia attenta e pronta ad affiancarsi a realtà che operano sul territorio. In questa direzione vanno le recenti intese con Deutsche Telekom (via T-Systems) e Thalès, ma anche il piano di ampliamento delle region, che toccherà anche l’Italia nel 2022. La strada appare quella di offrire ad amministrazioni, aziende e operatori l’accesso alle tecnologie, permettendo però di conservare il controllo su flussi e dati.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Google ha lanciato a Next ’21 una soluzione costruita su Anthos (la propria piattaforma software cloud privato/ibrido basata su Kubernetes) e denominata Distributed Cloud. Dietro il nome si celano per ora due prodotti, Distributed Cloud Edge e Distributed Cloud Hosted, ma soprattutto la volontà di estendere i servizi Google Cloud dove il proprio cloud pubblico non arriva. Similmente ad Aws Outposts o Azure Stack, l’azienda si prepara a offrire propri servizi, allocati e gestiti su propri server, ma installati presso i data center dei clienti, dei partner (colocation od operatori) o in periferia (edge computing).

La proposta nasce da una constatazione esposta da Sachin Gupta, vicepresidente dei prodotti IaaS: “Ci sono ancora diversi fattori che impediscono ai clienti di passare immediatamente al cloud pubblico. Fra questi, la necessità di basse latenze, grandi volumi di dati da elaborare, specifiche esigenze di resilienza o sicurezza”. A questo risponde soprattutto Distributed Cloud Hosted, sorta di reference architecture che integra componenti hardware e software. Le prime possono comprendere server e storage di partner consolidati, come Hpe, Dell e NetApp, mentre, come già citato, la seconda si basa su Anthos: “Questo concretizza la nostra visione sulla sovranità digitale”, ha aggiunto Gupta. “L’offerta si indirizza prima di tutto ad amministrazioni pubbliche e aziende private che hanno esigenze di forte peso sul fronte della memorizzazione di dati. Sicurezza e privacy”.

A questo si aggiunge Google Distributed Cloud Edge, che integra funzioni di accesso di rete, soprattutto 5G, dove i dati vengono generati e inizialmente elaborati, per ridurre la latenza necessaria alle applicazioni. L’offerta fa leva anche su partnership con Ericsson e Nokia, in integrazione con le 140 reti edge di Google. Per una versione completa e disponibile, però, occorrerà attendere, poiché per qualche mese ancora al massimo si potrà vedere solo un’anteprima.

Sempre in ambito cloud, va segnalato che Google si prepara a proporre offerte pacchettizzate per specifici settori industriali, a partire da Cloud Intelligent Products Essentials for Manufacturers, per progettare soluzioni cloud verticalizzate e supportate dall’intelligenza artificiale.

Le evoluzioni su sicurezza, spazio di lavoro, sostenibiltà

Un altro tema portante di Next ’21 è stato quello della sicurezza. Da qualche anno, Google si è concentrata soprattutto su elementi come le chiavi crittografiche e, in questo quadro, è stato ora creato il Cybersecurity Action Team, che raggruppa un pool di esperti appartenenti a diverse divisioni della società. L’entità dovrà occuparsi di puntellare il binomio trasformazione digitale-sicurezza presso istituzioni pubbliche, infrastrutture critiche, grandi aziende, ma anche realtà più piccole quanto sensibili su questo fronte. L’operato comprende workshop, un servizio di incident response, attività di preparazione alle crisi.

Sachin Gupta e Jen Bennett. In alto, il Ceo di Google Thomas Kurian

Cambiando area. Google ha rafforzato ulteriormente la suite Workspace, ormai accessibile a tutti, anche se chi paga può usufruire di funzionalità supplementari. L’annuncio più importante riguarda l’integrazione della soluzione no-code AppSheet dentro Gmail, in modo tale da permettere agli utenti un’interazione direttamente dal sistema di posta elettronica, per poter creare automazioni o verticalizzazioni per specifiche aree di business. Lato client, le funzioni di crittografia (gestione diretta delle chiavi) sono state estese anche a Meet (dopo Drive, Docs, Sheets e Slides), mentre le etichette (che possono essere aggiunte liberamente per associare i metadati a ciascun file) possono ora essere utilizzate da Workspace Dlp per creare di prevenzione dall’esfiltrazione di dati sensibili.

Non da ultimo, Google ha messo l’accento anche sullo sviluppo sostenibile, mettendo a disposizione una dashboard sul carbon footprint del cloud, realizzata in collaborazione con Atos. L’Oréal e Hsbc. Lo strumento traccia le emissioni di gas serra riconducibili all’utilizzo della Google Cloud Platform: “I clienti possono monitorare nel tempo questi dati per ogni progetto, prodotto o regione geografica, fornendo agli sviluppatori e i team It indicatori utili a ridurre il carbon footprint”, ha spiegato Jenn Benett, Cto de Google Cloud.

Sullo stesso crinale, troviamo l’annuncio di Unattended Project Recommender, un’estensione di Active Assist Recommender, che utilizza il machine learning per cercare i progetti non attivi e cancellabili, anche per evitare emissioni dannose per l’ambiente. Inoltre, un certo insieme di clienti ha già potuto saggiare Google Earth Engine, una piattaforma che combina BigQuery, Cloud AI, Google Maps Platform et Earth Engine, per consentire alle imprese di tracciare, monitorare e prevedere i cambiamenti sulla superficie terrestre a causa di eventi meteorologici estremi o attività indotte dall'uomo. Si potranno così comprendere meglio i rischi e intraprendere azioni specifiche, ad esempio per organizzare un approvvigionamento responsabile di materie prime o una gestione sostenibile del territorio.

 

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