04/06/2021 di Redazione

ICTBusiness Ecosystem Summit 2021: cosa chiedono i clienti al canale

Conoscere i processi, stare al tavolo decisionale, essere flessibili e pronti a gestire le emergenze. I CIO presenti all’ICTBusiness Ecosystem Summit raccontano come insieme ai partner sono riusciti a gestire l’emergenza e a pensare al futuro

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Quanto stride il verbo “vendere” all’interno di un rapporto cliente/fornitore, quando si tratta, oggi, di dotarsi di tecnologie IT? Da tempo, ormai, si è avviata quell’evoluzione dell’utilizzo della tecnologia all’interno delle aziende, intesa sempre meno come prodotto ma come elemento abilitante a un obiettivo ben definito e auspicabile: quella trasformazione digitale che porta all’innovazione dei processi. Una reinterpretazione delle tecnologie che va di pari passo con la richiesta di nuovi, diversi, impegni da parte dei system integrator e rivenditori IT, chiamati a definire, insieme al cliente stesso, quali direzioni intraprendere per assicurarsi un nuovo futuro in un contesto sempre più globalizzato e certamente non più statico. Tra i tanti interventi che si sono susseguiti all’interno dell’ICTBusiness Ecosystem Summit 2021, spicca la voce dei clienti.

Aziende che sia nel momento dell’emergenza, sia nella pianificazione futura delle proprie infrastrutture e dotazioni IT, hanno chiesto supporto ai propri partner tecnologici, attivando forme di collaborazione spesso inedite prima della pandemia, chiedendo loro di fare un passo oltre la semplice fornitura, toccando i temi della consulenza, dell’ecosistema collaborativo e della condivisione di obiettivi.

Alpitour, Mooney e Gruppo Sapio: impatti diversi dalla pandemia

La pandemia certamente ha avuto un ruolo, e molto importante. Per alcuni versi ha dato il via a quel processo di modernizzazione digitale che per tanto tempo era stato procrastinato, e per altri ha dato un poderoso colpo di acceleratore a trasformazioni già in atto.

Impatti diversi anche in base alle singole realtà, come quelli illustrati dai rappresentanti di tre aziende: Alpitour, Mooney e Gruppo Sapio, la prima fortemente penalizzata dalla pandemia, la seconda nata durante e con le regole imposte dal Covid-19 e, l’ultima, che ha avuto una impennata del business proprio nei momenti cruciali dell’emergenza sanitaria.

Francesco Ciuccarelli, CIO e CTO di Alpitour

 

Alpitour: flessibilità e scalabilità, sia in discesa, sia in risalita

La pandemia ci ha insegnato a scalare. In entrambe le direzioni – ha esordito Francesco Ciuccarelli, CIO e CTO di Alpitour -. Il turismo è stato uno dei settori più toccati dalla pandemia, con un calo della domanda che in alcuni ambiti è arrivato fino all’80%. Un cambiamento talmente repentino che ci ha imposto sia a livello organizzativo, sia a livello di servizi IT, di fare un downsizing molto importante e, per contro, di dover rispondere altrettanto velocemente nell’altra direzione nel momento in cui si vedono degli accenni di ripresa”.

Risposte impreviste e veloci che risultano difficili da gestire dal punto di vista dei servizi IT, ma che ha richiesto nuovi, diversi impegni da parte dei partner IT, da molti dei quali Ciuccarelli ammette di avere avuto tutto il supporto possibile, ai quali viene chiesto di fare bagaglio di questa esperienza per riuscire, sempre, a dare risposte in base alle diverse situazioni, di accompagnare il cliente durante la crisi, fuori dalla crisi e nella ripresa.

Una risposta che deve, per forza, essere corale: “L’importanza dell’ecosistema è sempre più evidente - riprende -. Ai partner chiediamo di lavorare insieme, di fare service design intorno alle esigenze del cliente e di non chiudersi e rimanere circoscritti all’ambito della propria tecnologia o servizio. I fornitori IT, oggi, devono assemblare e integrare tecnologie intorno alle esigenze del cliente, e questo esercizio richiede la cooperazione tra diverse competenze e di lavorare insieme nell’ecosistema sempre più esteso delle soluzioni digitali”.

Gori Pinto, head infrastructure and operation di Mooney

 

Mooney: nati nell’emergenza, con lo smart working nel DNA

Chi alla pandemia si è dovuto adattare, e in maniera repentina, e chi, invece, proprio sulle condizioni dettate dall’emergenza sanitaria ha dovuto impostare le proprie infrastrutture, essendo nata proprio a ridosso del primo, totale, lockdown. È il caso di Mooney, azienda di pagamenti digitali nata a fine 2019 dall’intesa tra SisalPay e Banca5, Gruppo Intesa San Paolo.

Il tempo di costituire la società e subito dopo ci siamo trovati nel pieno dell’emergenza – spiega Gori Pinto, head infrastructure and operation di Mooney -. Dovendo ricostruire tutto il nostro IT a seguito della separazione e fusione delle componenti di SisalPay e Banca 5, abbiamo avuto l’opportunità di analizzare fin dal principio gli impatti di questa pandemia, cercando di tenerne conto nella progettazione e implementazione di tutti i nostri servizi”.

Dovendo ricreare sedi e uffici da zero, Mooney ha puntato fin da subito a rivedere la configurazione del workplace, impostandolo in una situazione in cui una parte dei dipendenti dovesse lavorare in modalità di smartworking. Predisponendo le sedi con sistemi di prenotazione delle postazioni. Allo stesso tempo gli sforzi si sono rivolti verso la progettazione di una infrastruttura in grado di dare gli stessi servizi ai dipendenti sia quando questi sono all’interno delle sedi, sia quando sono a casa. “In questo ci sono venute incontro tecnologie innovative, come l’SDWAN – dettaglia Pinto -, che ci ha consentito di configurare le nostre sedi con un accesso intelligente alle risorse data center, e un accesso diretto alle risorse Internet per i servizi che sono strettamente correlati ai dipendenti stessi. Con una configurazione analoga anche quando si è in workplace. Ciò consente una gestione policy based, che consente di ricevere le stesse tipologie di servizi indipendentemente da dove ci si trova”.

Il tutto ponendo una particolare attenzione all’aspetto della sicurezza, predisponendo soluzioni trasversali di controllo accesso alla rete, soluzioni di proxy e navigazione distribuita tramite soluzioni cloud, che consentano di controllare la navigazione dell’utente ovunque esso sia. Oltre a soluzioni di antivirus e controllo delle postazioni, sempre in cloud. “Diversi aspetti, diverse esigenze, a cui abbiamo chiesto ai nostri partner IT di adattarsi, e su queste priorità e sulla capacità di rispondere in maniera flessibile è stata quindi effettuata anche la selezione dei partner da coinvolgere” ha aggiunto Pinto.

Riccardo Salierno, CIO del Gruppo Sapio

 

 

Gruppo Sapio: come un’azienda manifatturiera gestisce il picco di richieste durante l’emergenza

Ma la pandemia ha messo alcune aziende di fronte al paradosso di avere la maggior richiesta da parte del mercato proprio nel momento in cui gli si chiedeva di far rimanere il personale a lavorare da remoto. È stato questo il caso di Gruppo Sapio, che tra le attività che svolge, vi è quella di produzione di gas medicali, ossigeno compreso, di cui estremo e urgente bisogno c’è stato nel momento più concitato dell’emergenza da Covid-19.

Sapio è una classica azienda di tipo manifatturiero, la cui attività si è sempre svolta interamente in presenza – ha dichiarato Riccardo Salierno, CIO del Gruppo Sapio – con un assetto organizzativo che non prevedeva la possibilità dello smart working. Lo conferma il fatto cha avevamo 50 postazioni desktop. Di colpo ci siamo trovati catapultati in questa situazione, in cui all’impossibilità di operare in presenza, si è un incremento nella richiesta di prodotto, che nel periodo di picco dell’ondata pandemica è arrivato a superare il 60%”.

Quindi un incremento di lavoro con la messa a remoto delle persone nel giro di sole tre settimane. Uno stress test importante appoggiato a un’infrastruttura fortunatamente robusta che ha resistito. E che ha resistito anche dal punto di vista della cybersecurity, nonostante la crescita esponenziale dei pericoli, grazie a una formazione capillare e puntuale al personale, costretto inizialmente ad appoggiarsi alle proprie reti domestiche.

I partner in tutto ciò ci hanno sempre dato supporto – riconosce Salierno -. Lo sforzo che chiedo loro di fare, per essere ancora più allineati alle nostre esigenze, è di allontanarsi dalla logica della standardizzazione, che certamente aiuta in un certo modo, soprattutto per il contenimento dei costi, ma per contro penalizza il vantaggio competitivo che si può creare all’interno dell’azienda. Un concetto che vale soprattutto nel momento in cui si va verso l’as-a-service e il cloud”.

Alpitour: Insieme ai partner, per ridisegnare il futuro. Ma con ruoli diversi

I partner dovrebbero raccogliere conoscenza – interviene ancora Ciuccarelli di Alpitour – per essere allineati, tutti insieme, alle esigenze reali dei clienti. Nel 2019 avevamo iniziato il nostro percorso di trasformazione in un momento di grande crescita del settore del turismo, che veniva da 20 anni di cresci a doppia cifra e nessuno poteva immaginare di quanto sarebbe avvenuto. Nonostante questo, abbiamo deciso di mantenere la velocità, anzi di aumentarla, e in questo abbiamo aperto una serie di cantieri e di iniziative in cui abbiamo coinvolto tanti partner, in un progetto che aggrega tante progettualità e che richiede ai partner di lavorare insieme per arrivare all’obiettivo di una nuova architettura, dei nuovi sistemi per la produzione e la vendita dei nuovi servizi turistici. Nel far questo, abbiamo chiesto ai partner di entrare nei processi, partecipare ai tavoli di lavoro, per ragionare non tanto delle tecnologie, ma di come tutto questo va messo insieme per soddisfare le esigenze nostre e dei nostri clienti. E siccome tutte le iniziative funzionano in un’ottica di filiera per arrivare al valore finale, il partner deve per forza guardare al di fuori del proprio ambito e fare un importante sforzo di comprensione di come il suo impegno possa legarsi a tutto il resto”.

Mooney: un percorso inverso per l’equilibrio del new normal

Essendo nati durante la pandemia, uno degli aspetti fondamentali sarà capire come ritornare a una condizione normale o ibrida che preveda la presenza in sede – è la sfida per il futuro espressa da Pinto di Mooney -. Partiamo quindi da una condizione contraria rispetto gli altri, essendo partiti lavorando la maggior parte del tempo in remoto, e dovremo sviluppare il tema del recupero della relazione con l’utente, fino a oggi gestiti con gli strumenti di smart working. Mentre, dal punto di vista della trasformazione e innovazione, vogliamo puntare a sistemi scalabili e in grado di gestire eventuali picchi. In questo per noi diventa strategico impostare un percorso che consenta di fare diventare l’IT sempre più agile e predittiva. Ogni disservizio significa perdita di soldi e quindi tutte le implicazioni di Intelligenza Artificiale e di log correlation che siano in grado di predirre e anticipare le problematiche diventano temi strategici per noi. Un percorso che prevede l’impiego di una piattaforma multicloud, che abbia una componente private e una pubblica da potere orchestrare all’occorrenza, proprio per massimizzare gli aspetti di agilità e di go to market”.

Gruppo Sapio: modelli di hybrid cloud consolidati, ma da adattare alle singole industry

Anche noi ci stimo muovendo verso un modello ibrido, dove attualmente predomina ancora la parte on prem – fa eco Salierno di Gruppo Sapio -, ma abbiamo già fatto dei passi in avanti e l’accelerazione verso una piattaforma di questo tipo sarà proporzionale direttamente a quello che chiediamo ai partner, ossia di pensare anche al di fuori degli schemi. Nel nostro settore abbiamo visto che prendere esempi che arrivano da altri mercati e rimodellati, ha portato a dei successi. Quindi nell’abilitazione del cloud è importante poter adottare questi tipi di modelli e servizi che magari non sono direttamente collegati al nostro tipo di industry, che è molto di nicchia, ma che possono essere adattati. Un percorso da ideare e fare insieme ai nostri partner IT, a cui chiediamo anche una condivisione delle vision e dei rischi. Generalmente sono i partner di piccole e medie dimensioni quelli più propensi a condividere il rischio, proprio perché più disposti a creare un connubbio collaborativo. Partner più strutturati, invece, tendono a imporre la propria idea monopolistica”.

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