20/12/2022 di Redazione

Il futuro della protezione dei dati passa per il cloud

I risultati del Cloud Protection Trends Report 2023 ribadiscono come, all’interno di un percorso as-a-Service chiaramente segnato, si muovano tendenze differenti fra le aziende. La gestione dei backup e della sicurezza presenta più di una criticità.

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In contesti aziendali dove il peso del cloud sta assumendo un ruolo preponderante, la gestione e la protezione dei dati rappresentano un tema cruciale, affrontato in modo diverso dalle aziende a seconda delle scelte effettuate in questa direzione. Il Cloud Protection Trends Report 2023, realizzato da Veeam su un campione di circa 1.700 responsabili It di sette paesi del mondo, mette in evidenza alcuni trend non del tutto scontati, nell’ottica del difficile equilibrio fra esigenze di ottimizzazione e di sicurezza.

In ambito SaaS, per esempio, circa il 90% è consapevole di dover proteggere i propri ambienti Microsoft 365 e solo un'organizzazione su nove non si è attivata su questo fronte. La parte più significativa di questa percentuale utilizza backup di terze parti (BaaS) o livelli avanzati di Microsoft 365 per la protezione legale, quando non si affida a entrambi. Poiché, tuttavia, le strategie di salvaguardia dei dati si sono evolute e il ransomware rimane un problema importante, la maggior parte delle aziende sta delegando la responsabilità della protezione a specialisti del backup, piuttosto che richiedere a ciascun proprietario del carico di lavoro (IaaS, SaaS, PaaS) di occuparsi di questo aspetto.

Dal punto di vista infrastrutturale, si è ormai affermata la logica del cloud ibrido. Il 30% dei carichi di lavoro proviene da strategie cloud first, ma c’è un 88% che è ritornata sui propri passi e ha riallocato componenti nel proprio data center, per motivi che vanno da necessità collegate allo sviluppo fino alla volontà di tenere sotto controllo un eventuale ripristino di emergenza: “Queste tendenze contrastanti ci avvantaggiano”, ha spiegato Alessio Di Benedetto, regional technical sales director, South Europe di Veeam, “perché noi siamo una realtà software-only, agnostica tanto rispetto ai provider quanto alle infrastrutture, con un puro ruolo di abilitatore, che non impone alcun lockin nemmeno sui servizi”.

Alessio Di Benedetto, Technical sales director South Europe e Elena Bonvicino, channel manager Italy di Veeam

Secondo il Cloud Protection Trends Report 2023, quasi tutti gli ambienti IaaS/SaaS utilizzano anche servizi cloud in qualche forma come parte della propria strategia di protezione dei dati. Il 58% delle aziende utilizza il backup gestito (BaaS), mentre il 42% fa leva sul cloud storage come parte di un approccio più autogestito alla protezione dei dati. Il peso della prima scelta è però in crescita, nella volontà di aumentare l'efficienza operativa ed economica, oltre che per proteggere i dati da disastri e attacchi ransomware: “Fa specie che le aziende abbiano dichiarato come quasi il 50% dei loro dati sia ancora memorizzato su nastro durante il ciclo di vita, a dimostrazione della resistenza di uno strumento di memorizzazione troppo presto dato per spacciato”, ha commentato DI Benedetto.

Anche se meno diffuso, il DRaaS (Disaster-Recovery-as-a-Service) viene percepito come un superamento dei vantaggi tattici tipici del BaaS, poiché fornisce maggiori elementi di pianificazione e possibilità di test, da molti percepito come un elemento differenziante.

Rispetto all’edizione dell’anno scorso, si nota una maggior disponibilità all’esternalizzazione dei backup, in cambio di un servizio chiavi in mano: “Questo apre opportunità molto interessanti per i partner”, ha fatto notare Elena Bonvicino, Manager of Channel di Veeam per l’Italia, “tant’è vero che quasi un terzo della nostra rete mondiale offre la nostra tecnologia associata ai propri servizi a valore aggiunto. In prospettiva, puntiamo molto sulla nuova categoria dei partner accreditati Vasp, per ora ancora limitata a poche unità nel nostro Paese, ma destinata a crescere”.

 

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