17/05/2023 di Redazione

Innovazione, nel 70% delle aziende medio-grandi un reparto ad hoc

Secondo uno studio di Dell, in più di metà delle aziende italiane il budget per l’innovazione è insufficiente. Si punta su progetti pilota, hackaton e prototipi.

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A che punto sono le aziende del mondo in fatto di innovazione? E quelle italiane? Il tema sembra stare a cuore alla maggior parte delle organizzazioni ma incontra diversi ostacoli, come svelato da un nuovo nuovo studio di Dell, “Innovation Index”, realizzato su un campione di 6.600 decisori IT e manager di altrettante aziende (medie, grandi ed enterprise di 14 settori di mercato e 45 Paesi). Il 71% degli intervistati ha detto di considerare la propria azienda “innovativa o estremamente innovativa”, e questo è un buon punto di partenza.

Allo stesso tempo, circa il 60% è preoccupato che la cultura aziendale e le strategie pianificate non siano sufficienti per far conservare rilevanza all’organizzazione nel medio periodo (da tre o cinque anni). Da queste e altre risposte deriva un indice in cui solo il 2% delle aziende può dirsi “leader di innovazione”, ovvero ha questo valore al centro del proprio modello di business. Seguono gli adopter, che hanno in corso investimenti e progetti di innovazione maturi: sono il 16%. 

La quota di aziende più consistente, 43%, ha un atteggiamento valutativo nei confronti dell’innovazione e cerca di realizzarla in modo graduale. Segue il 36% degli innovation follower, che hanno messo in campo investimenti scarsi e procedono per tentativi. C’è poi il 3% dei “ritardatari”, che non hanno progetti di innovazione né investimenti, se non minimi.

L’innovazione, per come è intesa in questo studio, riguarda tre dimensioni: persone, processi e tecnologie. Sul primo punto, il 64% degli intervistati ha detto che la cultura aziendale è per lui un ostacolo all’essere innovativo quanto vorrebbe o potrebbe. I processi più innovativi sono quelli fondati sulla raccolta e l’analisi dei dati, ovvero data-driven, e soltanto il 26% delle aziende del campione è già arrivato a questo punto. L’innovazione tecnologica è a uno stadio più avanzato: il 43% dei decisori IT crede che da questo punto di vista l’azienda sia all’avanguardia e non tema la concorrenza. La percentuale non è bassa, ma rappresenta comunque una minoranza.

 

(Dell, "Innovation Index", maggio 2023; base: 6600 aziende medie, grandi ed enterprise)

 

Lo scenario italiano dell’innovazione
Il quadro italiano è a luci e ombre. Il 70% delle imprese tricolori del campione ha creato una divisione dedicata all’innovazione, che ha il compito di declinare e sviluppare un ventaglio concreto di progetti speciali. Il dato, sorprendentemente, ci posiziona davanti a nazioni europee di peso come Germania (62%), Francia (64%) e Olanda (67%). Ben l’82% degli intervistati italiani ha detto che gli investimenti in innovazione producono cambiamenti misurabili e miglioramenti tangibili, ed è superiore alla metà (54%) la quota di aziende in cui gli obiettivi del business si integrano con quelli dell’innovazione.  Solo il 46% dei decisori IT e manager italiani, tuttavia, pensa che il budget stanziato per l’innovazione sia sufficiente.

Nel nostro Paese domina anche un atteggiamento positivo nei confronti dello smart working (in molti casi da intendersi come parte del lavoro ibrido): l’87% degli intervistati apprezza le tecnologie per la collaborazione a distanza, considerate dei propulsori di innovazione e di produttività. Emerge anche un desiderio di coinvolgimento nei progetti di innovazione, che possono aiutare a raggiungere obiettivi di carriera (53% degli intervistati) e riconoscimenti economici (46%).

Come vengono realizzare le iniziative di innovazione? Il modus operandi prevede, di solito, il lancio di un progetto pilota che dimostri la validità dell’idea (59%), oppure le aziende ospitano hackathon o scrum per incoraggiare l'innovazione e risolvere i problemi in modo collaborativo (40%) o cercando di realizzare rapidamente dei prototipi (38%).  Quattro collaboratori su quattro lascerebbero l’azienda se non fossero coinvolti quando desiderano in questi progetti.

Dalla ricerca emerge una significativa consapevolezza tra le imprese italiane sulla necessità di sviluppare una cultura dell'innovazione sempre più pervasiva, dove tutte le idee sono prese in considerazione e dove sia incoraggiato l'apprendimento dei collaboratori anche attraverso il fallimento di uno specifico progetto”, ha dichiarato Filippo Ligresti, vp e gm di Dell Technologies Italia. “Trovo la situazione italiana particolarmente incoraggiante dal punto di vista della volontà di innovare da parte delle imprese, tra l’altro notevolmente aumentata nel corso degli ultimi anni. L'innovazione è la chiave per una crescita economica sostenibile e duratura perché permette di precorrere i cambiamenti del mercato, mantenendo salda la posizione competitiva conquistata e accrescendo il valore di un'impresa sul mercato”.

 

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