Pubblicato il 27 aprile 2018 da Redazione
Le soluzioni per data center e IoT trainano i conti di Intel. La casa di Santa Clara ha registrato una crescita del fatturato del nove per cento anno su anno nel primo trimestre, per vendite pari a 16,1 miliardi di dollari. L’utile netto è passato da tre a 4,5 miliardi, per un incremento del 50 per cento, accompagnato da un balzo in avanti dell’utile per azione (Eps) del 53 per cento a 93 centesimi. I numeri sono risultati superiori a tutte le attese, in quanto gli analisti puntavano su ricavi per 15,1 miliardi e un Eps di 72 centesimi. L’ottimismo generato dal report trimestrale ha indotto Intel a rivedere al rialzo il proprio outlook per tutto il 2018, portando la stima del fatturato da 65 a 67,5 miliardi di dollari. Come anticipato, le due divisioni più in forma sono risultate il Data Center Group e quella dell’Internet of Things. La prima è cresciuta del 24 per cento anno su anno, portando in cassa 5,2 miliardi. L’utile operativo è balzato in avanti del 75 per cento a 2,6 miliardi.
Questo business è ormai fondamentale per i conti della casa di Santa Clara: pesa infatti per il 49 per cento, il massimo storico. Positiva anche la prestazione di IoT, soluzioni Fpga e memorie, che insieme hanno totalizzato quasi 2,4 miliardi di dollari. In particolare, il segmento dell’Internet delle cose (che racchiude anche Mobileye) è cresciuto del 17 per cento in termini di ricavi, mentre l’utile operativo è più che raddoppiato.
La nota dolente, se così si può chiamare, riguarda il Client Computing Group (Ccg), che racchiudere il business dei processori. La divisione è cresciuta di soli tre punti percentuali, un dato comunque positivo se si considera che il mercato dei Pc è in costante contrazione e che la concorrenza per Intel è sempre più agguerrita. Il Ccg ha generato vendite per 8,2 miliardi contro gli otto del primo trimestre 2017, mentre il margine operativo è risultato in flessione dell’otto per cento.
La causa è da ricercare nei maggiori investimenti allocati da Intel per lo sviluppo dei chip a 10 nanometri. A questo proposito, durante la call con gli analisti la società ha spiegato che le consegne in volumi significativi di questi processori avverranno non prima del 2019. Intel ha quindi spostato di almeno un semestre l’approdo a questo nodo, contraddicendo quanto annunciato in precedenza. Un elemento non di poco conto per l’azienda, messa alle strette su più fronti da Samsung e Tsmc.
Forse anche per provare a dare una mossa alle proprie linee, Intel ha annunciato l’assunzione di Jim Keller, di fatto il “papà” delle architetture K7, K8 e Zen di Amd. Keller è uno dei più noti progettisti di microprocessori degli ultimi decenni e ha deciso di lasciare Tesla (dove lavorava dal 2016, dopo aver abbandonato Amd) per approdare al quartier generale di Santa Clara con il ruolo di senior vice president e il compito di guidare lo sviluppo dei prossimi chip del gruppo.
Jim Keller, nuovo senior vice president di Intel
In Tesla Keller ha contribuito alla creazione della funzione Autopilot delle vetture e al processore dedicato alla gestione degli algoritmi di intelligenza artificiale. “La mia passione è da sempre quella di sviluppare il migliore silicio del mondo”, ha sottolineato il manager 59enne. “Sono contento di unirmi a Intel per costruire il futuro di Cpu, Gpu, acceleratori e altri prodotti per una nuova era del computing”. Keller entrerà ufficialmente in azienda il 30 aprile.
MERCATI
NEWS