Jp Morgan inizia a “battere” la propria criptovaluta
Si chiama Jpm Coin, sarà ancorata al dollaro per evitare grosse fluttuazioni e aiuterà il colosso finanziario statunitense a velocizzare le rimesse internazionali dei grandi clienti corporate. Ogni giorno la banca muove 6.000 miliardi di dollari.
Pubblicato il 15 febbraio 2019 da Redazione

Jp Morgan entra ufficialmente nel mondo delle criptovalute. La principale banca degli Stati Uniti ha annunciato la creazione di Jpm Coin, la propria moneta digitale ancorata al dollaro. Un cosiddetto stablecoin, quindi, il cui valore non fluttuerà troppo nel tempo e non seguirà l’enorme volatilità tipica delle altre criptovalute. Jp Morgan utilizzerà il token soprattutto per velocizzare gli ordini di pagamento all’ingrosso e gli spostamenti di denaro fra la banca e le grandi multinazionali, che ogni giorno fanno circolare circa 6.000 miliardi di dollari. Le applicazioni, però, sono “praticamente infinite”, ha spiegato Umar Farooq, responsabile dei progetti blockchain dell’istituto di credito. “Si può utilizzare criptovaluta ovunque ci sia un registro distribuito che coinvolga istituzioni o aziende”.
L’ingresso della banca statunitense in questo settore è sicuramente una notizia rilevante, perché segna un precedente assoluto che altri colossi finanziari difficilmente potranno ignorare. E la tecnologia sviluppata da Jp Morgan, che potrebbe teoricamente essere applicata anche ai titoli azionari e ai servizi di tesoreria, arriva a distanza di circa un anno dalla netta presa di posizione del Ceo Jamie Dimon sul bitcoin, definito “una frode”.
L’amministratore delegato aveva poi corretto il tiro, esprimendo il proprio interesse per la sottostante tecnologia della blockchain e più in generale per i vantaggi delle criptovalute regolate. Il successo di Jpm Coin sarà però tutto da valutare, anche se i presupposti ci sono. I pagamenti internazionali si servono di tecnologie sviluppate decenni fa, come quelle di Swift, e richiedono tempi (oltre un giorno) che non sono più compatibili con la velocità del digitale.
L’immediatezza garantita dai token velocizzerebbe le transazioni (e in questo ambito lavorano anche startup promettenti come la californiana Ripple). Inoltre, Jp Morgan ha come clienti l’80 per cento delle aziende Fortune 500. “Praticamente tutte le grandi multinazionali sono nostri clienti, così come le principali banche del mondo”, ha aggiunto Farooq. Quindi, se anche altri istituti dovessero decidere di “battere” criptovaluta propria, la tecnologia di Jp Morgan verrebbe comunque utilizzata.
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