La nuvola di Google cresce grazie al mondo sottomarino
Entro la fine del 2019 saranno operativi tre nuovi cavi subacquei, di cui uno completamente privato, che permetteranno alla Cloud Platform di Big G di migliorare le performance dei propri servizi. Quest’anno saranno inoltre attivate cinque nuove region.
Pubblicato il 17 gennaio 2018 da Redazione

Google ha annunciato la posa di tre nuovi cavi sottomarini in fibra ottica, che serviranno al colosso di Mountain View per espandere i servizi della propria piattaforma cloud. Le infrastrutture dovrebbero essere operative entro fine 2019. Il primo cavo, denominato Curie, sarà completamente privato e viaggerà tra il Cile e la California; Havfrue, invece, collegherà la costa est degli Stati Uniti a Danimarca e Irlanda e, infine, Hong-Kong Guam verrà posato allo scopo di connettere i principali hub asiatici di comunicazione sottomarina. Si tratta di un ulteriore investimento in termini infrastrutturali per il provider, che soltanto negli ultimi tre anni ha speso circa 30 miliardi di dollari per ampliare la propria capacità di erogazione di servizi sulla nuvola. Uno sforzo al momento ripagato con il lancio, previsto per la fine del primo trimestre del 2018, delle regioni Paesi Bassi e Montreal (Canada), a cui faranno seguito Los Angeles, Finlandia e Hong Kong.
“Una serie di investimenti che, messi a fattor comune, miglioreranno ulteriormente il nostro network, il più grande al mondo”, ha scritto in un blog post l’azienda californiana. Una rete su cui ad oggi passa il 25 per cento del traffico Internet globale. Tornando ai progetti futuri, Curie sarà il primo cavo sottomarino ad “attraccare” in Cile nell’ultimo ventennio e, una volta completato, sarà il condotto singolo più grande del Paese. Il progetto supporterà i clienti sudamericani.
Havfrue verrà invece effettivamente posato da Te Subcom, mentre il sistema Hong Kong-Guam sarà frutto di una collaborazione fra Big G, Rti-C e Nec: l’obiettivo è interconnettere i nuovi cavi con architetture preesistenti, come Indigo, per “creare tracciati multipli e scalabili verso l’Australia e consolidare la flessibilità in tutto il Pacifico”, migliorando di conseguenza capacità e latenza per gli utenti di quella regione.
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