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Lavoro ibrido, le aziende cercano di conciliare flessibilità e controllo

Secondo una ricerca di SD Worx, il 46% degli italiani usa app self-service per il monitoraggio delle ore di lavoro.

Pubblicato il 30 gennaio 2023 da Redazione

Conciliare sfera lavorativa e personale è il sogno di ogni professionista e negli ultimi tre anni l’affermazione dello smart working (spesso in formula di “lavoro ibrido”, alternato alla presenza in sede) ha sicuramente giocato a favore. Ma siamo ancora lontani da uno scenario ideale di work-life balance, per dirla all’inglese. SD Worx, azienda specializzata in soluzioni digitali per le risorse umane, ha svelato i dati di una propria ricerca (il campione e la metodologia non sono stati comunicati) secondo cui in Italia il 42% dei dipendenti sceglie un'azienda in base ai tempi e agli orari di lavoro e alla flessibilità previsti nel contratto. La media europea è ancor più alta, 47%.

La libertà di poter lavorare anche da casa e magari senza un orario troppo rigido, quindi, è molto importante per quasi un lavoratore su due. In Italia il 40% dei dipendenti intervistati ha detto  di avere un orario di lavoro flessibile, ma il 59% ritiene che la propria azienda non abbia tra i principali obiettivi pianificati quello di migliorare il work-life balance permettendo maggiore flessibilità di orari e luoghi di lavoro.

Concedere flessibilità è anche un atto di fiducia, e in generale lo smart working comporta una responsabilizzazione dei dipendenti e collaboratori. Ci sono aziende che lavorano per risultati, per obiettivi, e non in base alle ore di servizio, ma sono ancora la minoranza (specie in Italia). Una risorsa per conciliare flessibilità e controllo possono essere gli strumenti cosiddetti employee self-service (Ess), ancora non troppo diffusi.
 

 


Strumenti “self-service” ancora poco diffusi, ma in crescita

In Italia il 76% dei dipendenti tiene traccia delle ore di lavoro svolte ma solo il 46% utilizza un sistema di registrazione. Siamo a metà strada: la percentuale italiana è più bassa di quelle di Norvegia (56%), Spagna (54%), Germania (53%), Svezia (53%) e Finlandia (51%), ma ben più alta delle quote di Paesi Bassi (33%) e Francia (32%). 

L’annotazione degli orari lavorativi ha generalmente un impatto positivo sui dipendenti. Per il 47% degli intervistati italiani il tenere traccia delle ore di lavoro aiuta a conciliare meglio la sfera professionale e quella privata. SD Worx sottolinea che
le aziende dovrebbero sfruttare meglio l’analisi di questi dati per pianificare in modo ottimale la forza lavoro e definire nuove strategie.


“Vediamo un numero crescente di aziende che decidono consapevolmente di fare un uso più coerente e intelligente dei dati”, ha commentato Bruce Fecheyr-Lippens, chief people officer di SD Worx. “Adottando un approccio olistico che si concentra sia sui dati quantitativi (sulla capacità) sia su quelli qualitativi (sulle competenze e sui talenti dei dipendenti), le aziende possono concentrarsi maggiormente sulla perfetta corrispondenza tra talenti, incarichi e tempo disponibile. I dipendenti possono anche utilizzare queste informazioni per fare una scelta consapevole e ottimizzare la gestione del proprio tempo”. 

“La tecnologia intelligente porta a una maggiore efficienza, efficacia e produttività”, ha proseguito Fecheyr-Lippens. “Le aziende farebbero bene a studiare gli strumenti che i dipendenti possono utilizzare per gestire i propri dati e la propria pianificazione. Inoltre, molte applicazioni Ess elaborano i dati in tempo reale, il che significa fornire una panoramica accurata della situazione in qualsiasi momento. L'aspetto self-service garantisce inoltre un inserimento più rapido dei dati nel sistema. E questo è fondamentale quando si tratta di pianificazione della forza lavoro e work planning".

 

Tag: smart working, lavoro ibrido, SD Worx

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