24/09/2020 di Redazione

Nutanix è sempre più una "subscription company"

L'obiettivo è integrare e semplificare il mondo del multi-cloud, la strategia quella di acquisire quote di mercato, anche a costo di perdite ingenti (che non preoccupano gli analisti). La continua mutazione genetica della multinazionale dell'iper-converge

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A 11 anni dalla nascita, Nutanix non accenna a invecchiare. Anzi, il dinamismo, la crescita e il cambiamento pare facciano proprio parte del Dna della multinazionale. Da pochi mesi, Dheeraj Pandey, il fondatore e Ceo, ha annunciato a sorpresa che, per motivi personali, abdicherà alla carica di Ceo dell'azienda, dopo averla guidata per 11 anni. Più o meno negli stessi giorni, Bain Capital Private Equity, ha annunciato un investimento di 750 milioni di dollari per l’acquisizione di una quota di minoranza, accompagnata dall’ingresso di due suoi rappresentanti nel board.

Nemmeno il tempo di digerire queste importanti novità, che arrivano i risultati del quarto trimestre, con un dato decisamente interessante quanto “disruptive”: l’88% del fatturato arriva ormai dagli abbonamenti ai servizi cloud e software, a discapito di hardware e licenze. Il fenomeno è talmente impattante da far dichiarare recentemente ad Andrew Brinded, Vice President e General Manager Emea di Nutanix che “La trasformazione di Nutanix prosegue: dopo essere passati da hardware a software company, ora stiamo diventando una multi-cloud subscription company”.

Andrew Brinded

 

Il tono e l’accezione erano ovviamente positivi, perché molti parametri che indicano lo stato di salute dell’azienda sono in crescita nonostante le rilevanti perdite che Nutanix fa registrare trimestre dopo trimestre: la proiezione annuale dell’Acv, il valore annualizzato dei contratti a canone, cresce del 29%, mentre la percentuale di nuovi prodotti e servizi acquistati dai clienti si attesta al 36%. 

Più in generale, Nutanix si sta comportando meglio di quanto prevedevano gli analisti, evidenziando un fatturato trimestrale di 327,9 milioni (+9% rispetto all’anno precedente), mentre le perdite diminuiscono (185,3 milioni contro 194,3) rispetto all’analogo periodo del 2019. Su base annua, il fatturato è di 1,31 miliardi (+6%), mentre e le perdite nette crescono (872,9 milioni contro i 621,2 del 2019). Questo, dicevamo, non sembra preoccupare gli analisti, probabilmente in virtù del fatto che la multinazionale sta percorrendo la strada giusta nella direzione di un oligopolio (attualmente di fatto quasi un duopolio con Vmware) nel sempre più strategico comparto dell’iperconverged infrastructure e del multi-cloud. In sintesi, Nutanix sta acquisendo quote di mercato sacrificando i conti (ma rassicurando Wall Street sulla raggiungibilità degli obiettivi di questa strategia).

 

Molti nuovi annunci durante .Next

Anche se ne abbiamo dato notizia in ordine sparso, giova evidenziare che un altro segnale di vivacità e dinamismo di Nutanix sono stati i tanti annunci diffusi durante l’edizione digitale dell’evento .Next, realizzato ovviamente in streaming causa Covid-19.

In primis, la strategia multi-cloud della multinazionale si delinea anche grazie a un importante accordo di partnership raggiunto con Microsoft per Azure, un annuncio preceduto di pochi giorni da un analogo comunicato dedicato ad Amazon Aws. Per dare ai clienti la massima libertà di movimento nell’implementazione delle infrastrutture su cui far girare le applicazioni legacy o cloud native, Nutanix sta stringendo queste partnership con gli hyperscaler per mettere a disposizione sui loro ambienti i Nutanix Clusters, che funzionano in modo analogo alle infrastrutture installate on-premise. Con Nutanix Clusters su Azure, le aziende possono utilizzare un unico stack che integra elaborazione e storage, assicura operazioni unificate tra cloud pubblici e privati, networking integrati con quelli dei cloud provider, portabilità delle licenze da cloud privati a cloud pubblici, gestendo così le principali problematiche tecniche e operative dell’era del cloud ibrido. Nutanix e Microsoft permetteranno inoltre di gestire server, container e servizi dati sull’infrastruttura iper-convergente Nutanix, on-premise o in Azure, attraverso il piano di controllo Azure Arc. Tale integrazione permette ai clienti di estendere i servizi chiave di Azure ai loro ambienti Nutanix.

Importanti novità riguardano anche il mondo Kubernetes, che ora può essere sfruttato in modalità Platform-as-a-Service. L’annuncio viene catalogato alla voce “Run faster” (uno dei pillar della multinazionale), che significa avere la possibilità di creare e implementare applicazioni in modo più semplice e rapido utilizzando la tecnologia Kubernetes e il modello DevOps. Nel corso di .Next ha debuttato la soluzione di servizi gestiti Karbon Platform Services, una piattaforma Platform-as-a-Service (PaaS) multi cloud basata su Kubernetes con sicurezza automatizzata gestita dal sistema, per accelerare lo sviluppo e la distribuzione di applicazioni basate su microservizi su qualsiasi cloud. “Con Karbon Platforms Services”, ha detto il Cto di Nutanix Rajiv Mirani, “puntiamo a semplificare lo sviluppo e l’orchestrazione delle applicazioni, semplificando al contempo il rapporto tra l’IT e i team di sviluppo per supportare le strategie DevOps dei nostri clienti”. Oltre a Karbon Platform Services, Nutanix ha annunciato Xi Calm, una versione hosted della sua soluzione di gestione e orchestrazione delle applicazioni per supportare i team DevOps.

Sul fronte dell’iper-convergenza, infine, Nutanix ha annunciato diverse migliorie della sua architettura Hci per adeguare i sistemi alle più recenti tecnologie storage, tra cui i nuovi modelli dei dischi Ssd (Intel, tra gli altri), oltre alla nuova versione Ultimate del software Prism, che aggiunge capacità analitiche e funzioni automatizzate per la risoluzione dei problemi relativi all’operatività delle infrastrutture.

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