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Open Data, misurare il loro impatto è una sfida per i Paesi Ue

Un nuovo report di Capgemini misura la maturità del contesto europeo sull’utilizzo e sulle capacità di monitoraggio e misurazione dei dati “aperti”.

Pubblicato il 19 dicembre 2022 da Redazione

Gli Open Data non sono certo una novità, ma la loro quantità, qualità, il grado di aggiornamento e la disponibilità sono elementi critici, che limitano le possibilità di utilizzo fruttuoso dei dati “aperti”, liberamente accessibili e riutilizzabili. A che punto è la situazione in Europa? Per l’ottavo anno consecutivo Capgemini ha misurato i progressi compiuti in quest’ambito con uno studio, elaborato su richiesta della Commissione europea e dell’Ufficio delle pubblicazioni dell’Ue. L”’Open Data Maturity Report 2022”, pubblicato sul portale data.europa.eu, prende in esame i 27 Stati membri, i tre paesi Efta (Norvegia, Svizzera e Islanda), le quattro nazioni candidate all’ingresso (Albania, Montenegro, Serbia, Ucraina) e la Bosnia-Erzegovina. A ciascuno è stato assegnato un punteggio di maturità sull’uso degli Open Data, calcolato su quattro dimensioni: la politica e le policy; la capacità di misurare l'impatto degli Open Data; l'usabilità dei portali nazionali; la qualità dei dati stessi.

 

Il punteggio medio di maturità degli Open Data dei paesi dell'Ue a 27 è del 79%. Come nelle due precedenti edizioni del report, la politica è risultata la dimensione più matura, con un punteggio di 86% su cento per l'Europa a 27 e vale la pena sottolineare che l'Italia raggiunge, su questo indicatore, un punteggio pari a 98%. Nella qualità degli Open Data disponibili, invece, il nostro punteggio è 84%.

 

L'andamento dell'indice di maturità sugli Open Data nell'Europa a 27 (Fonte: "Open Data Maturity Report 2022", Capgemini)

 

 

Dallo studio di quest’anno sono emersi tre aspetti significativi, tre tendenze in corso. La prima è l’importanza degli Open Data per rispondere all’incertezza: già nel 2020 l’uso dei dati “aperti” per lo sviluppo di statistiche, dashboard e applicazioni di segnalazione ha aiutato i Paesi europei a gestire le sfide della pandemia. Quest’anno, come noto, il conflitto russo-ucraino e le sue conseguenze sull’economia e sul commercio hanno creato nuove sfide per le quali gli Open Data potrebbero essere un valido aiuto. Esempi citati nel report sono l’uso dei dati “aperti” per monitorare i consumi energetici e il loro utilizzo per facilitare l'integrazione dei rifugiati ucraini all’interno del mercato del lavoro.

Tuttavia, sottolinea Capgemini, oggi le risorse umane dedicate e le competenze in fatto di Open Data scarseggiano, mentre a livello governativo centrale e locale esistono problemi di coordinamento e i mezzi finanziari non abbondano. Per superare questi problemi, o almeno per favorire il loro superamento, sarebbe utile uno scambio transfrontaliero di esperienze e conoscenze.

 

Un secondo tema emerso dallo studio è che misurare l’impatto degli Open Data è una priorità per gli Stati membri dell'Ue, ma è anche una grande sfida. I Paesi continuano a ottenere punteggi elevati nell'indicatore di consapevolezza strategica, e in Ue il punteggio medio sul monitoraggio e sulla misurazione del riutilizzo degli Open Data è 75%, stabile rispetto agli anni scorsi. Anche in questo caso l'Italia svetta nei piani alti della classifica, con un punteggio pari al 90%. Più difficile, invece, è raccogliere informazioni sull’impatto economico, sociale e ambientale degli Open Data: nell’Europa a 27, solo il 26% dei Paesi produce report sul loro impatto sociale e solo otto nazioni possiedono dati relativi all’impatto ambientale.

 

La terza tendenza in atto riguarda l’adeguamento alle nuove regole europee all’orizzonte. Il nuovo regolamento Ue sugli Open Data non è ancora stato pubblicato, ma il 96% degli Stati membri dell'Ue sta già lavorando per identificare i domini di dati ad alto valore, cioè quelli che potrebbero avere un elevato impatto economico e sociale e la cui pubblicazione, dunque, sarà prioritaria. Inoltre l’'85% dei 27 Paesi Ue si sta già preparando a monitorare e misurare il livello di riutilizzo dei dataset ad alto valore e tutti puntano a promuoverli o li stanno già promuovendo sui rispettivi portali. Infine, il 63% dei Paesi membri Ue si sta preparando a garantire la propria interoperabilità con i dataset di altre nazioni.

"Consentire agli Open Data di avere un impatto, economico e sociale, ed essere in grado di tracciare questo impatto può essere considerato l'obiettivo finale degli sforzi europei in ambito Open Data", ha commentato Domenico Leone, public sector director di Capgemini in Italia. "Il report arriva in un momento cruciale per il cammino dell'Europa verso gli Open Data. È interessante osservare quanto sia forte l'attenzione per la comprensione e la misurazione del riutilizzo degli Open Data e come la maggior parte dei paesi dell'UE si stia preparando attivamente a monitorare i dataset ad alto valore".

 

 
Tag: europa, report, capgemini, open data

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