10/02/2021 di Redazione

Oracle Roving Edge Infrastructure porta il calcolo in “periferia”

Annunciate novità in Oracle Cloud VMware Solution, un ambiente cloud nativo per i carichi di lavoro virtualizzati, e l’offerta Oracle Roving Edge Infrastructure.

Cloud ibrido, nella visione di Oracle, significa cloud esteso dal centro alla periferia, dal “core” all’edge. Una visione resa possibile anche dalla nuova Oracle Roving Edge Infrastructure, un’offerta che permette di portare in “periferia” servizi di infrastruttura normalmente tipici del “centro” delle reti. In altre parole, permette di portare nell’edge (dunque vicino al luogo in cui i dati vengono generati e raccolti) le attività infrastrutturali di base, come lo storage, il data warehousing, gli analytics, l’integrazione e la replica dei dati in tempo reale. 

Per farlo, oltre al software di Oracle, è necessario usare i dispositivi Roving Edge Device (Red), dei nodi server “corazzati” in base a standard militari e portatili, adatti quindi a operare nei più disparati contesti al di fuori dei classici data center. Dentro queste macchine sono racchiuse 40 unità di calcolo Oracle Compute Unit (OCpu, corrispondenti a 80 Cpu virtuali), 512 GB di RAM, 61 TB di storage e interfacce di rete ad alta velocità. Possono essere usate in cluster composti da un minimo da cinque a un massimo di 15 nodi, con costi calcolati su base giornaliera e variabili a seconda delle configurazioni.

Con questa soluzione è possibile eseguire carichi di lavoro su Oracle Cloud ovunque ci sia la necessità, anche nei luoghi più remoti o improbabili, “che sia il retro di un aereo, un osservatorio polare o una petroliera nel mezzo dell’Atlantico”. In sostanza, i Roving Edge Device diventano un'estensione dell’infrastruttura del cliente, presentando peraltro un’interfaccia e flussi di lavoro simili a quelli delle macchine poste nel “core” delle reti. 

Nel presentare questa novità, l’azienda ha fatto anche il punto su Oracle Cloud VMware Solution (Ocvs), soluzione che fornisce un ambiente cloud nativo dedicato che aiuta a spostare in cloud, facilmente, i workload Vmware in produzione. In sostanza, si conserva la stessa esperienza d’uso che si avrebbe usando Vmware on-premise, ma con i vantaggi di scalabilità e risparmio tipici del cloud. La destinazione non è una nuvola qualsiasi bensì la Oracle Cloud Infrastructure, e gli strumenti per realizzare la migrazione sono quelli di Vmware, già noti ai clienti. 

 

A detta di Oracle questa soluzione permette di mantenere un buon controllo sui workload e sulle applicazioni, riducendo però i costi e aumentando la scalabilità. L’azienda ha fatto sapere che Ocvs può ora consentire una scalabilità più ampia, fino a cluster di 64 nodi, corrispondenti a 3.328 core di calcolo,  49 terabyte di Ram e 3,2 petabyte di storage su unità NVMe Ssd. È garantito, inoltre, il supporto a Vmware 7 con architettura Tanzu.

 

ARTICOLI CORRELATI